Due farmacisti di Francavilla Fontana (Brindisi), Francesco Cannalire e Maria Teresa Bungaro, si sono costituiti come parte civile e la mattina del 12 dicembre scorso durante l’udienza preliminare hanno formulato una richiesta di risarcimento di 500.000 euro l’uno e di 1 milione e 100 mila euro l’altra. Gli imputati sono l’ex sindaco Vincenzo della Corte, il presidente dell’ordine dei farmacisti di Brindisi Gabriele Rampino, il capo dell’ufficio ragioneria del Comune Giuseppe Zullino, l’ex dirigente dell’urbanistica Pietro Incalza.
A questi va aggiunta l’intera maggioranza di centrodestra in consiglio comunale nell’aprile 2012, ovvero l’epoca dei fatti, tra cui vediamo spiccare questi nomi: l’ex deputato del Pdl Luigi Vitali e il senatore, anche lui ex pidiellino, oggi Forza Italia, Pietro Iurlaro; poi Michele Iaia, Cosimo Di Maria, Giovanni Passiatore, Antonio Sgura, Massimiliano Cozzi, Euprepio Di Castri, Cosimo Sarli, Carmine Calò, Vincenzo Petronelli, Tommaso Attanasi e Angelo Della Porta. Si tratta in tutto di 17 persone accusate di presunte irregolarità nella realizzazione del piano delle farmacie del comune del Brindisino.
I due farmacisti sostengono che il piano messo a punto da quel determinato consiglio comunale avrebbe consentito l’apertura di una nuova farmacia in una zona in cui ce n’erano già due, piuttosto che in un’area densamente popolata in cui v’era n’era solo una e tutto questo danneggiando le loro attività. Sempre secondo l’accusa, il tutto sarebbe servito per favorire il già citato Gabriele Rampino. Entrambi i farmacisti hanno quindi mosso due accuse agli indagati: di abuso d’ufficio e di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Secondo le indagini, condotte dal pm Valeria Farina Valaori, l’istigatore di tutta la vicenda sarebbe Rampino, mentre “l’autore materiale” sarebbe il già citato Pietro Incalza.
Questi, con una nota allegata alla delibera del Consiglio comunale del 19 aprile 2012 per la “Modifica alla pianta organica delle farmacie”, avrebbe infatti dichiarato che la zona Sud Est della città degli Imperiali risultava idonea all’apertura di nuove farmacie sia per densità demografica, che per l’espansione urbanistica, che per l’assenza di altre farmacie. Secondo il pm, avrebbe quindi attestato il falso perché non solo l’area in questione non risponde ai requisiti imposti dalla legge per demografia ed espansione urbanistica, ma anche perché in quella determinata area erano già presenti due farmacie, oltre a due parafarmacie.
Tutto questo mentre l’area Est del centro abitato, la cosiddetta zona 167 (il quartiere San Lorenzo), rispondente a tutti i requisiti previsti dalla legge, e decisamente più bisognosa di farmacie, verrebbe completamente tagliata fuori dal nuovo piano per favorire il monopolio di Rampino. Nonostante tutto questo la maggioranza dell’epoca approvò in consiglio comunale la delibera. Concludendo, il pm Valeria Farina Valaori ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti e 17 gli indagati che torneranno in aula il 9 gennaio del nuovo anno per la decisione del gup Giuseppe Licci.
E qui, veramente, siamo al colpo di scena finale!
Due farmacisti, che accusano un altro farmacista, Presidente dell’Ordine, e una “cosca” di politici corrotti (come li vogliamo chiamare? non “sarebbe” mafia questa?), per “FAVORIRE IL MONOPOLIO” in una determinata zona da parte del farmacista Presidente!
Quello che i farmacisti collaboratori e i mortali cittadini non possono neanche pronunciare, IL MONOPOLIO, pena lo scatenarsi di una ridda di accuse tipo comunista, incompetente, Bersaniano, lettore di Repubblica, parafarmacista invidioso, ecc…, viene tranquillamente, non solo ammesso, ma USATO IN TRIBUNALE da due farmacisti titolari.
E qui la categoria dei TITOLARI che dice? Chi ha ragione?
Immagino che non esistendo un MONOPOLIO delle farmacie, i più diranno che IL REATO NON SUSSISTE.
Ma se il reato non sussiste, chi garantisce che domani non tocchi a voi?
[…] La denuncia […]