MNLF: Nel settore farmaceutico è necessario rilanciare le riforme a 360°

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Logo MNLF“Dai voce alle tue idee”: questo il titolo dato all’appuntamento che si è svolto ieri a Chianciano Terme organizzato dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e dalla Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane.

Un incontro molto proficuo dove dopo un analisi della situazione si è passati molto velocemente alle proposte dei farmacisti appositamente convocati per esprimere le proprie idee.

L’analisi della situazione svolta dal Presidente del MNLF Vincenzo Devito e condivisa dalla platea, è stata di quelle senza appello: le riforme del settore farmaceutico sono fallite o poste su un binario morto e, paradossalmente, si stanno facendo passi indietro nella tutela dei diritti.

A cominciare da quelli legati al lavoro ove stanno sempre più prendendo campo contratti atipici che Devito ha definito vergognosi riferendosi ai contratti coordinati e continuativi (Co.Co.Co.) e a quelli di “pseudo stage” che in definitiva non sono altro che una forma di sfruttamento del personale laureato ed abilitato.

Contratti che non sono motivati dalla crisi, il settore ha sofferto meno di altri in questa crisi economica, ma dall’esigenza da parte delle farmacie di allungare l’orario di apertura.

Inoltre, chiarisce Devito, le proposte di rinnovo del contratto non ci piacciono per niente, non ci piacciono i tentativi di ridurre ulteriormente i diritti dei lavoratori, in questo campo è sempre più necessario cambiare la tipologia contrattuale spostandolo dal commercio a quello sanitario, solo così saranno da considerarsi serie le richieste di dare una valenza realmente sanitaria alla farmacia italiana.

Sul lato delle riforme, le analisi e le proposte hanno fatto evidenziare il sostanziale stallo di quelle messe in campo, l’abbassamento del quorum e il conseguente concorso sono volutamente bloccati da scelte che hanno posto in primo piano solo l’interesse dei titolari di farmacia e non quello dei cittadini.

Le nuove farmacie, quando saranno aperte e se saranno aperte, saranno localizzate in luoghi scarsamente abitati portando poca concorrenza e servizio.

L’unica via da perseguire è quella del libero esercizio della professione con la creazione di una farmacia non convenzionata che andrà ad affiancarsi a quella convenzionata creando le premesse per una vera concorrenza nel settore della distribuzione del farmaco a tutto vantaggio dei cittadini.

Iniziative per raggiungere questo obbiettivo sono state suggerite dai colleghi che hanno partecipato all’evento. Alcune di queste saranno poste in essere nei prossimi mesi.

Tra gli argomenti toccati nella discussione quello dell’ENPAF: non è più rinviabile una riforma strutturale dell’ente di previdenza dei farmacisti italiani, questa l’analisi totalmente condivisa dai presenti.

Oggi l’Ente, a fronte di contributi versati obbligatoriamente, non riesce a garantire equità di contribuzione, tutti i redditi sono trattati alla stessa maniera facendo venire meno quel principio di proporzionalità cardine nel sistema fiscale italiano.

Questo deve cambiare e l’Ente quando chiede ai propri iscritti deve anche garantire ciò che darà in cambio.  Inoltre, nessuno spiega per quale motivo i dipendenti debbono avere ben due casse di previdenza attive, una delle quali pagata in maniera “forzosa” all’atto dell’iscrizione all’Ordine.

Il trattamento riservato agli insegnanti è stato inqualificabile, in questo modo si sono perse preziose collaborazioni e capacità. L’ENPAF, che ufficialmente è una fondazione, è diretta emanazione degli Ordini provinciali, la sua gestione deve comprendere la rappresentanza di tutti i farmacisti, da qui ne discende anche l’esigenza di modificare le modalità elettive degli Ordini provinciali e di quello nazionale.

E’ necessario che una buona dose di democrazia entri finalmente anche nella gestione del potere tra i farmacisti italiani.

Dal dibattito è emersa la volontà di unire le rivendicazioni che vengono da ampi strati della categoria: i problemi degli informatori scientifici, la loro sofferenza non è da meno dalle difficoltà dei colleghi ospedalieri e i problemi dei farmacisti dipendenti non sono meno importanti di quelli dei titolari di parafarmacia e viceversa, ha detto Devito in conclusione dell’incontro: “nessuno creda di farcela da solo, l’unità d’intenti è fondamentale per guidare il cambiamento”.

 

L’incontro si è infine concluso con la riunione dei rispettivi consigli direttivi che prendendo atto di quanto emerso hanno programmato una serie d’iniziative da mettere in campo nel prossimo anno.

3 COMMENTS

  1. Lo dico da “esterno”, e quindi secondo alcuni di voi, neanche avente diritto di una opinione propria… Ma un bello sciopero dei farmacisti collaboratori, tipo 10 giorni tutti di fila, in modo da creare GROSSISSIMI problemi, no? Non ce la fate proprio ad unirvi e organizzarvi?

    Forse in questo modo, i vostri problemi verrebbero esposti CHIARAMENTE all’opinione pubblica su giornali e televisioni.
    Il pagare un’Empaf obbligatoria e a fondo perduto (incostituzionale), una Laurea Scientifica pagata come un commesso con la terza media, un DIVIETO a lavorare in proprio…

    Molti dei vostri “clienti” non sanno neanche che siete laureati, pensano che il vostro sia un lavoro che si impara sul campo, magari con il BRAVO DOTTORE farmacista titolare che vi insegna!

  2. Lo dico da “esterno”, e quindi secondo alcuni di voi, neanche avente diritto di una opinione propria… Ma un bello sciopero dei farmacisti collaboratori, tipo 10 giorni tutti di fila, in modo da creare GROSSISSIMI problemi, no? Non ce la fate proprio ad unirvi e organizzarvi?

    Forse in questo modo, i vostri problemi verrebbero esposti CHIARAMENTE all’opinione pubblica su giornali e televisioni.
    Il pagare un’Empaf obbligatoria e a fondo perduto (incostituzionale), una Laurea Scientifica pagata come un commesso con la terza media, un DIVIETO a lavorare in proprio…

    Molti dei vostri “clienti” non sanno neanche che siete laureati, pensano che il vostro sia un lavoro che si impara sul campo, magari con il BRAVO DOTTORE farmacista titolare che vi insegna!

  3. Vorrei fare delle considerazioni a riguardo: le riforme del settore farmaceutico sono fallite perché ci sono state delle “resistenze sovrumane” da parte delle lobbies dei titolari allora appoggiati da una parte politica che in una notte è riuscita a far cancellare la fuoriuscita della fascia C. Da allora tali lobbies hanno avuto il sopravvento e grazie all’apporto di due parlamentari che tutti conosciamo, sono riuscite a tamponare qualsiasi barlume di liberalizzazione che potesse mettere in pericolo il valore delle loro”botteghe”. Pertanto per la prevista apertura di nuove farmacie è meglio non farsi illusioni tanto queste non saranno mai aperte. Riguardo il contratto dei farmacisti collaboratori, è indubbio che debba essere assimilato ad un contratto sanitario. Tuttavia la farmacia di oggi è assimilabile a un esercizio commerciale e quando si opera in tale struttura dove all’atto professionale del farmacista si predilige la sterile dispensazione del farmaco industriale, non si può parlare di figura sanitaria. Ed è per questo che Marco ha ragione nonostante l’estraneità all’ambiente, infatti i clienti non sanno che il farmacista è laureato, ma esso viene visto come un bravo commesso che ha imparato il lavoro sul campo. E che dire della vergogna ENPAF, ci considerano dei polli da spennare, non si guarda in faccia a nessuno. Vogliono i soldi a tutti i costi senza considerare la progressività delle aliquote, senza considerare il momento di difficoltà. Tutto ciò per un gesto nobilissimo, quello di garantire la pensione ai titolari che ci sono andati da poco!

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