A Roma si sostiene che “è mejo comandà che fottere” concetto ripreso con le dovute varianti lessicali in quasi tutte le regioni italiane. Fino a che alcune Regioni – e stavolta maiuscolo in quanto entità politica e non geografica – si sono chieste perché rispettare l’ordine gerarchico dettato dal proverbio invece di utilizzare la prima azione per ottenere la seconda.
Ed ecco che un funzionario regionale assume la segretaria e nei tremila euro al mese – a spese ovviamente nostre – inserisce la cosiddetta clausola copulatoria: quattro amplessi al mese, prestazione senza dubbio straordinaria ma già compresa nel compenso ordinario.
Comando e fotto e quando fotto non mi limito alla compiacente collaboratrice, ma allargo il significato metaforico a tutti gli elettori contribuenti della mia Regione. E se la signorina può anche essere contenta di essere fottuta a quella cifra mensile, nessuno ha chiesto al contribuente che ne pensa sul finanziare certe gratifiche accordate dal suo rappresentante politico alla dipendente da noi stipendiata.
Sempre in Regione, altro esponente politico. Stavolta il bellimbusto molla al paesello la moglie e vola in gita romana con l’amichetta. E fin qui sono corna che non ci riguardano, se non per il fatto che le cinque stelle frequentate a Roma non sono quelle del Movimento omonimo, ma quelle di un albergo nei pressi del Pantheon, messo dal galante Romeo a carico del contribuente e per il fatto che i due piccioncini tubino – e trombino – senza che Giulietta si interessi più di tanto se la carta di credito sia quella di Romeo o di noi babbei.
E potenza dell’amore, irrobustita dalle insuperabili iniezioni di cultura e professionalità ricevute in albergo a Roma, tre mesi dopo la cura ricostituente, la trepida Giulietta vince a occhi chiusi e mani basse il concorso per l’assunzione in Regione.
A qualcuno viene il legittimo dubbio che sia stato per merito degli occhi chiusi sullo squallore e le mani basse sulle parti di Romeo più sensibili a certe sollecitazioni?
Tutto questo avviene in una fase storica e sociale non certo di vacche grasse, allegoria che nulla allude alle forme delle due ragazze in questione, ma ad un periodo in cui le Regioni piangono miseria e spremono, tra ticket e balzelli vari, i malati e le loro famiglie.
Farci pagare il ticket sugli inibitori di pompa protonica per mantenere attività di chi non si inibisce per nulla in attività assonanti, ma non protoniche, è una vessazione da signorotti medioevali, non certo da quelle strutture moderne ed efficienti che le Regioni pretendono di essere.
Per chi pensa che anche l’indecenza debba avere un limite, chiudo riportando il parere sull’argomento dell’ illuminato, impareggiabile e, guarda caso, abruzzese sen. Antonio Razzi: “Noi siamo maschi veri” .
A noi, poveri fessi e pare pure ricchioncelli, oltre al danno economico, la beffa di sentirci onesti.
Mi piace….;-);-)
Condivido totalmente… divertente, e purtroppo tutto vero.
Anzi, questi malavitosi hanno fatto un ulteriore passo avanti,ora vogliono l’uno e l’altro: comandano fottendo.
E immagino quali amplessi, sapendo di fottere in colpo solo, la giovane amante nell’albergo di lusso tutto spesato, la moglie cornuta, la vecchietta con i ticket sui farmaci, i contribuenti, e gli elettori che hanno creduto alle sue balle.
Doc sei in piena forma!
Come sempre, a gran richiesta, son costretto a leggere in farmacia e a voce alta, tra sorriri e considerazioni di collaboratori e clienti, l’ilare realtà politica che Maurizio dipinge con parole e metafore.
Ho comunque intenzione di esporre quanto scrive in una bacheca vicino al banco, così i cittadini possono addolcire l’attesa del loro turno e io evito di sgolarmi!