Nell’attesa che l’emendamento firmato dai senatori Mandelli e D’Ambrosio Lettieri venga approvato anche alla Camera, modificando di fatto i termini d’adozione della nuova remunerazione farmacie fissati nel Decreto Milleproroghe al 1 gennaio 2015, molte delle associazioni di riferimento cominciano ad avviare dei ragionamenti sugli elementi attualmente in loro possesso, come la certezza che prima di quella data, al momento, nulla cambi.
Su questo punto Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, ha voluto lanciare una sorta di appello, al Governo quanto alle altre associazioni di categoria, per trovare un’intesa comune che spezzi leggermente le catene delle proprie posizioni e consenta a tutti di avvicinarsi ulteriormente, in modo da poter superare il forte momento di crisi con un comune sacrificio. Il punto fondamentale, come annunciato, sarebbe innanzitutto fissare un termine ultimo per la scadenza e l’avvio della nuova remunerazione farmacie, il timore generale è infatti che quella del 1 Gennaio 2015 possa essere l’ennesimo di una serie di continui rinvii e posticipi che il Governo attua per non avviare un dialogo reale: “È fondamentale che cambi qualcosa e il lavoro fatto nel 2013 non può essere accantonato“.
“È necessario arrivare a una proposta condivisa perché altrimenti si finisce per fare l’interesse di chi vuole che il tutto sia rallentato. È chiaro che la presenza di proposte alternative finirebbe inevitabilmente per allungare i tempi“. Su quest’ultimo punto il messaggio comincia ad essere rivolto all’altra associazione di distributori, Adf, al fine di poter trovare un’intesa che porti alla formazione di un fronte compatto contro il quale il Governo non possa che sedersi ad un tavolo, riducendo ulteriormente i tempi di dialogo e per ciò, Mirone, si dichiara disponibile a dei sacrifici: “…data la gravità del momento è opportuno lasciare aperta la porta del margine percentuale. Con la richiesta di valutare l’impatto di alcune rettifiche come, per esempio, il reintegro di alcuni prodotti, ora reperibili presso le farmacie ospedaliere, all’interno della distribuzione territoriale. In questo modo sarebbe più semplice accettare il “sacrificio” del 3% per il margine percentuale“.