Nonostante le prospettive per le farmacie, col graduale, seppur lento, riassetto del Ssn all’interno del quale le stesse dovrebbero diventare uno dei presidi chiave per l’efficienza e la presenza territoriale, stiano migliorando, i danni provocati dalla crisi continuano ad invogliare i Comuni, in passato primi acquirenti per sfruttare le attività come investimento di capitale con ritorno rapido e margini di guadagno a lungo termine, alla vendita delle farmacie comunali per ripianare perdite ed ottenere liquidità immediate.
Sulla vicenda di Grosseto, dove per le farmacie comunali era già stata avviata una procedura di vendita senza conseguire un gran successo, è ufficialmente scoppiato la scontro tra l’amministrazione comunale, convinta dell’impossibilità di risanare il quadro legato alle attività, ed il Movimento 5 Stelle, che dopo un’attenta valutazione avrebbe individuato dei margini di manovra per poter procedere ad una graduale riacquisizione di capitale evitando la cessione delle proprietà, aspetto chiave anche per la salvaguardia dei posti di lavoro ad esse legate.
Il Comune di Grosseto ha infatti dato il via libera per una seconda asta di vendita per le farmacie comunali, azione alla quale il Movimento 5 Stelle ha deciso di rispondere con un referendum, come illustrato dal consigliere comunale Giacomo Gori: “La nostra proposta è quella di una riacquisizione del capitale. Ci hanno detto che è impossibile, ma noi abbiamo fatto delle valutazioni con un percorso che potrebbe essere anche indolore per il Comune di Grosseto. Se così n0n è, chiediamo di avviare una commissione tecnica che valuti in maniera dettagliata la situazione di questa società, per stabilire se la manovra sia possibile o meno…noi non ci sentiamo sconfitti – ha concluso Gori – ma siamo pronti a sostenere il referendum, vero strumento democratico a disposizione del cittadino. La nostra è una posizione neutrale, perché questa è la battaglia dei cittadini per il bene sociale, non una questione politica“.