Nonostante la crisi spinga per un riduzione progressiva degli investimenti e delle voci di spesa in diversi comparti, con un processo graduale ma di recessione circolare, grazie alla struttura industriale che vede molti comparti connessi tra loro per, spesso, ovvie logiche di mercato, l’industria farmaceutica continua a registrare ottimi risultati confermandosi uno, se non il primo, dei settori motore dell’economia italiana con dati stabili che riescono a tenere testa al duro momento, riuscendo a competere persino con paesi esteri, in particolare dell’Ue, in crescita, come la Germania, economia benchmark.
A fotografare la situazione, tra l’altro già nota ai più da tempo, è stata la ricerca “I com” che ha svelato come l’industria farmaceutica, seguita a ruota dal comparto delle tecnologie medicali, si pongano attualmente come volani dell’economia, con capacità produttive invidiabili, specialmente in periodi di crisi come quello attuale, riuscendo ad esportare valori per 17,2 mld di euro all’anno, il tutto partecipando per 1/3 all’export farmaceutico europeo totale, in un contesto che vanta un valore complessivo di 107 mld di euro. La produzione si attesta infatti al 12,2%, consentendo all’Italia di conquistare un meritato terzo posto, su di un podio che vede in testa la Svizzera seguita dalla Germania, rispettivamente a 17% e 13,7%, partecipando all’aumento di valore e stima, da parte degli utenti, al Ssn che, seppur vittima di criticità insormontabili, vanta ancora una fiducia pari al 64,7%, fondamentale con l’apertura verso le cure transfrontaliere e la competizione con sistemi sanitari esteri.
I segnali derivati dalla produzione farmaceutica italiana, ben noti al Governo, rappresentano forse uno dei punti chiave tra le motivazioni che hanno convinto il Ministero della Salute, ed in particolare il ministero Lorenzin, ad evitare ulteriori tagli ad un comparto che da sempre viene considerato come un bancomat di prelievo, nonostante le potenzialità espresse che possono soltanto migliorare, in particolare qualora il Ssn riuscisse a trovare una nuova forma di sostenibilità capace di reggere la spesa interna, che segnala ancora cali.