La spesa farmaceutica continua a crescere, secondo le ultime stime lo sforamento appare oramai fuori controllo con un aumento che, passando dai circa 700 mln del 2012, è oramai pronto a sforare i 1000 mld nel 2014 stabilendo un recordo che, secondo le ultime stime di Federfarma, l’utilizzo dei farmaci generici in modo incisivo potrebbe scongiurare, con stime di risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale pari a ben 1 mld di euro, da reinvestire in sviluppo e progetti vari.
I dati statistici, infatti, evidenziano come tra i pesi cronici della sanità italiana la spesa farmaceutica, sebbene necessaria, rappresenti una delle voci più complesse e nella quale sarebbe possibile individuare risparmi ingenti, ovviamente senza effettuare tagli che ne danneggerebbero soltanto il comparto bensì ottimizzando la spesa tramite il ricorso ai farmaci generici che, attualmente, occupano una quota irrisoria pari ad appena il 14% del fatturato totale, un dato allarmante considerando come nelle politiche sanitarie di spending review i principali paesi europei, come Gran Bretagna e Germania, ne fanno ricorso rispettivamente per l’83% ed il 64%, incentivandone il consumo, situazione uguale anche in Spagna e Francia che seppur con percentuali minori, nell’ordine rispettivo del 24% e 49%, si propongono decisamente avanti rispetto al nostro paese.
Tra gli ostacoli identificati in Italia sui farmaci generici, oltre ad una mancanza di fiducia da parte degli utenti, sicuramente convinti e fiduciati dal marchio commerciale che esprime, secondo le varie considerazioni, una garanzia anche nell’ottica dei risultati terapeutici, visti i trial per la progettazione, a spiccare sembra essere la mancanza di fiducia o interesse, dipende dalle considerazioni, del Governo che con la prima manovra di spending review 2012 ha consentito ai medici di prescrivere il principio attivo del farmaco, affiancandolo al suggerimento commerciale che però non poteva essere sostituito, aspetto sicuramente lesivo per l’utilizzo dei farmaci generici visti i ben noti interessi, spesso evidenziati dai medici, nel prescrivere determinati farmaci rispetto ad altri.