L’arrivo dell’estate, e la necessità di dover conseguire i tempi brevi una forma fisica da sfoggiare nelle varie occasioni, ha ovviamente risollevato un’allarme da anni presente e che puntualmente si ripropone in questi periodi, senza considerare la sua costante presenza nel mondo dei body-builder professionisti e semi-professionisti, cioè l’utilizzo inconsapevole di un particolare agente bruciagrassi noto com DNP, ovvero il 2,4-dinitrofenolo, composto chimico particolarmente lesivo per l’uomo, nonostante gli effetti immediati nello sciogliere e bruciare i grassi corporei.
Stando a quanto riportato su di un articolo pubblicato su Npis, ovvero Emergency medicine le telefonate al National poisons information service, dall’Inghilterra l’allarme sarebbe scattato in modo intenso viste le rilevazioni condotte dal centro antiveleni nazionale su alcune casistiche di morte, scoprendo come nella maggioranza dei casi al centro dei problemi fisici, tali da stroncare la vita, vi sia proprio l’assunzione di 2,4-dinitrofenolo, agente che, tra l’altro, è ufficialmente vietato al consumo già dal lontano 1938, anni nei quali il suo utilizzo si fece strada rapidamente nel settore per le diete e dei bruciagrassi, finendo sotto l’occhio dell’Fda che ne identifico rapidamente il pericolo, non a caso l’agente è responsabile di danni collaterali come l’insufficienza multipla d’organo, effetto inevitabile con dosi elevate anche se assunte a lungo termine.
I dati raccolti del centro antiveleni in Inghilterra sarebbero preoccupanti, tra il 2007 ed il 2013, incrociando i dati di Toxbase ed i tabulati di Npis, sarebbe emerso come su 39 segnalazioni di casi sospetti, circa 30 sarebbero legati al 2,4-dinitrofenolo, soltanto nel 2013 invece il picco sarebbe stato di circa 331 casi, con diversi morti ed una vasta gamma d’avvelenati con sintomi variabili come tachicardia, sudorazione elevata legata a febbre e difficoltà respiratorie. Per limitare il rischio, vista la presenza del DNP in libera vendita online per diete varie, come quella dell’insetticida, l’Fsa, ovvero la Food standards agency, sta lavorando per identificare i siti e gli store di commercio al fine di poterne bloccare la distribuzione.