Carenze farmaci: Asfi pone l’attenzione sull’art. 5 del D.L. 223/06

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farmaci-soldiLe segnalazioni di carenze farmaci continuano a susseguirsi in un preoccupante trend che non sembra esser direzionato la ribasso, come dimostrato anche da Altroconsumo che nel periodo comprensivo da Febbraio ad Agosto ha registrato 170 segnalazioni comprendenti farmaci inseriti negli elenchi Aifa ma anche specialità medicinali del tutto esenti, la cui presenza sul territorio è ugualmente vitale e sui quali vi è un’assenza cronica.

Sul problema, la cui risoluzione appare ad oggi complessa, è intervenuta Asfi provando ad eseguire un’analisi dell’attuale situazione legislativa del percorso eseguito dai farmaci al fine di poter individuare i reali punti ciechi dove il traffico si perde in favore di un parallel trade che sta pesando enormemente sulla distribuzione italiana, sui costi per incrementare e sopperire le mancanze con le aziende produttrici oltre che sui cittadini. Secondo il rappresentante dell’Associazione Scientifica Farmacisti Italiani, Maurizio Cini, gran parte del problema di carenze farmaci risiederebbe nell’art. 5 del D.L. 223/06 convertito nella legge 248/06 noto come “decreto Bersani”, la cui liberalizzazione sul concetto di grossista che ad oggi consente di poter sviluppare depositi all’ingrosso facenti capo a farmacie aperte al pubblico, ciò grazie all’equiparazione delle  società che gestivano farmacie di proprietà comunale ed i soci di società tra farmacisti privati. Il risultato, in tal senso, è una rete di dispensazione che consente facilmente di accedere ai farmaci dalla farmacia direzionandoli verso il centro di deposito, sfruttando cavilli esenti dalla tracciatura, con riduzione di costi ma soprattutto facilità di sparizione delle quantità che possono poi esser facilmente deviate per scopi vari, tra tutti il parallel trade.

Il problema, come sottolineato, non sarebbe da poco oltre a risultare incostituzionale con sentenza della Corte Costituzionale n. 275 del 2003, ciò a causa del salto di permessi che un grossista, propriamente detto, deve conseguire per poter svolgere la propria mansione ottenendo tutte le autorizzazioni del caso al fine di poter avviare una tracciabilità dei farmaci che invece, con la “liberalizzazione”, viene aggirata sfruttando i punti vuoti per veicolare i quantitativi denunciati nei casi di carenze farmaci.

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