La diffusione del virus Ebola continua ad essere uno dei principali rischi e campanelli d’allarme che sta tenendo focalizzate le attenzioni dei principali Governi Nazionali, oltre che degli enti addetti al monitoraggio al cui vertice troviamo l’Organizzazione Mondiale della Sanità impegnata nella prevenzione e nella fornitura di linee guida internazionali grazie alle quali cercare di ridurre le pratiche che potrebbero favorirne ulteriormente la diffusione. Un ruolo importante, seppur spesso sottovalutato, lo giocano anche i farmacisti ritenuti fondamentali dal Pharmaceutical Journal nella diffusione della buona prevenzione.
A riportare l’importante citazione, la quale oltre che un riconoscimento per il quotidiano lavoro svolto al fianco dei cittadini rappresenta la conferma di un’utilità da tempo nota nell’ambito dell’educazione sanitaria a 360 gradi della professione, è stata Sifo che ha riproposto l’articolo specifico apparso proprio sulla rivista della britannica Royal pharmaceutical society. L’epidemia del virus Ebola esplosa nell’Africa equatoriale è infatti ad oggi contrastabile principalmente arrestando il processo di contaminazione ed infezione grazie ad opportuni lavaggi sociali e regolari delle mani, con acqua e sapone o con formulazioni specifiche a base di un alcol prodotte come galenici nella farmacie ed approvate proprio dall’OMS grazie alla capacità disinfettante, quest’ultima condivisa anche da ipocloriti presenti anche in prodotti d’utilizzo comune come la candeggina.
Il ruolo dei farmacisti all’interno dell’ambito preventivo si propone quindi come una chiave fondamentale per poter limare ulteriormente il rischio infettivo, riducendone le percentuali attualmente molto alte attraverso la costante istruzione ed educazione dei cittadini. Questi ultimi proprio a causa della mobilità, con frequenti e continui viaggi o spostamenti, rappresentano i vettori di contagio per eccellenza che in modo inconsapevole e del tutto involontario contribuiscono alla diffusione del virus Ebola nel medesimo modo col quale l’epidemia è scoppiata in Africa, ma col rischio d’esposizione globale su larga scala richiedendo per tali motivi nuove metodologie educative nell’ambito preventivo.