Ddl Concorrenza, liberalizzazioni: fascia C, limite farmacie e generici

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farmacie-2Le novità in arrivo sul piano delle liberalizzazioni, le cui normative saranno contenute all’interno del Ddl Concorrenza, spazieranno in diversi settori cercando di smuovere l’attuale equilibrio ritenuto insoddisfacente per il mercato e l’abbattimento di costi. Dopo i primi rumors, non piacevoli, ulteriori conferme sull’interesse verso le farmacie e la distribuzione del farmaco giungono dalle prime bozze del Decreto trapelate in anteprima fornendo indicazioni su molteplici campi dove il Governo è pronto ad agire.

Tra questi a spiccare è ovviamente il numero di farmacie, attualmente definito come numero massimo ma presto convertito in un minimo tenendo sempre conto della soglia di copertura per la densità demografica di 3.300 abitanti, ciò grazie alla modifica della legge 475 del 2 aprile del 1968 che vedrà una semplice revisione con l’aggiunta del termine “almeno” nel testo di definizione degli obblighi aprendo al numero minimo. Quest ultimo fattore, proprio delle liberalizzazioni, andrà a toccare anche la normativa di concessione delle autorizzazioni delle licenze attualmente fissato su di un massimo di quattro in provincia per singola società con sede legale nella medesima zona come confermato dal comma 4bis dell’articolo 7 della legge 362 del 8 novembre 1991 eliminando tale limite. Le novità più importanti del Ddl Concorrenza potrebbero giungere nell’ambito della distribuzione dei farmaci, in particolare di fascia C con la nuova normativa favorevole alle parafarmacie che potrebbero essere autorizzate alla distribuzione entro determinati limiti divisi tra la possibilità di vendere i senza ricetta inseriti in fascia oppure gli equivalenti, aspetto ancora non chiarito dalla bozza ed in fase di studio.

Le liberalizzazioni, in via conclusiva, punteranno al ribasso dei costi  aprendo ai farmaci generici che potranno essere posti a carico del Ssn con decorrenza anteriore alla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare. Molte delle novità contenute potrebbero, a questo punto se confermate, essere oggetto di furenti polemiche da parte delle principali categorie interessate come Federfarma che, in contrapposizione alla favorevole Fnpi, ha negli ultimi giorni sottolineato alcuni successi come proprio la tutela della fascia C.

2 COMMENTS

  1. Il furbetto Renzi si sta già creando la lucrosa nicchia di coloro
    che favoriranno le sue future campagne elettorali con fior di milioni di euro.

    E già, perché con la scomparsa dei rimborsi elettorali pubblici
    bisognerà pur trovare mecenati pronti ad aprire il portafoglio,
    anzi, i flussi di cassa bancari, atti a finanziare i partiti.

    Ed ecco che strizza l’occhio a Confindustria con la cortesia
    dell’abolizione dell’art. 18, giustificando la cosa come toccasana
    per diminuire la disoccupazione (?!).

    Una toccatina anche ai para-farmacisti; essi mai si sarebbero
    aspettati un favore del genere da Renzi, tant’è che patteggiavano
    alle primarie del PD per Bersani!

    Ma non sanno quanto sono e saranno grate al fiorentino le
    multinazionali della distribuzione per il magnifico regalo che
    imbriglierà le farmacie in reti di franchising. Un sistema inglese,
    ovvio, conclamato da quanto vicino è il Presidente del Consiglio
    alla mentalità imprenditoriale anglosassone col suo consigliere
    economico. E non mi riferisco a Yoram Gutgeld, bensi
    all’amico finanziere Davide Serra!

    Qual è la soluzione per evitare l’inevitabile declino della
    distribuzione farmaceutica così come la conosciamo oggi?

    Non c’è.

    Paradossalmente la distruzione del sistema e la sostituzione a esso
    di un altro poco o meno efficiente potrebbe svegliare le coscienze di
    coloro che oggi ne fruiscono. Tuttavia con alti costi sociali che
    pagherebbe tutta la comunità!

    Meglio a questo punto auspicare che un siffatto processo sia il più
    rapido possibile e i mercanti appaiano ben visibili nel tempio e non
    confusi con coloro che son semplici avventori.

    • Il concetto fondamentale è che il mercato del farmaco è saturo, per cui se la domanda è quella non si può aumentare l’offerta. Tradotto in fatti pratici, non si devono aumentare i punti vendita del farmaco.
      Il farmaco non deve seguire logiche di mercato dei più comuni beni di consumo come pizze e gelati; il farmaco non deve essere spinto alla vendita, il farmaco deve essere consigliato e dispensato alla necessità.
      Tutti i punti vendita che non sono farmacie non hanno alcun senso, compreso le parafarmacie istituite dal decreto Bersani (o decreto COOP) per fare aprire corner all’interno dei supermercati coop e non da ultimo per fare aprire alla moglie farmacista di Bersani una parafarmacia.

      Anche la Corte di Giustizia Europea con distinte sentenze ha sancito: 1) il sistema del numero chiuso di farmacie in Italia è legittimo e corretto; 2) La Fascia C deve essere venduta solo in farmacia. Queste sono sentenze emesse da un Ente dell’Europa super liberista e per la massima concorrenza.
      Il farmaco non deve andare in concorrenza, il farmaco è salute.

      Non possiamo avere in Italia una farmacia per ogni farmacista italiano solo per accontentare le voglie di farmacisti non titolari a discapito del l’intero sistema di vendita del farmaco che oggi non è in grande salute. Delle 18000 farmacie italiane, il 50% è in grave stato di insolvenza e il 30% è in procedura concausale (fallimento).

      Per quanto riguarda le multinazionali e la Grande distribuzione che possono entrare e comprare numerose farmacie, questo è un pericolo.
      Già tempo fa, la nostra Corte Costituzionale ha stabilito che non ci può essere commistione tra chi produce farmaci e chi li vende, quindi le multinazionali del farmaco non possono essere proprietarie di farmacie. Per la Grande Distribuzione si dovrà legiferare in merito per evitare che si creino monopoli o oligopoli di vendita a discapito dei cittadini consumatori.

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