La situazione relativa i livelli occupazionali per la laurea in farmacia torna a preoccupare specialmente nell’ottica degli esodi dei professionisti italiani verso i paesi UE e tra questi a muovere l’allarme è la Svizzera ritenuta, tra le mete di destinazione, uno dei mercati di maggior interesse. A confermare quanto il caso stia dando vita ad una vera e propria polemica ci ha pensato negli ultimi giorni l’Associazione ticinese degli assistenti di farmacia illustrando la situazione nell’ottica anche dell’occupazione interna.
“Il pericolo italiano è concreto” ha esordito l’associazione ticinese illustrando quanto l’esodo dei farmacisti italiani stia generando, ancora su scala minima ma il fenomeno è in espansione, un paradosso rispetto le normative contenute nel contratto collettivo di lavoro nel quale sono stabiliti dei salariali minimi per i ruoli di assistenti di farmacia il cui iter formativo non prevede l’acquisizione di una laurea in farmacia. Appare chiaro quanto, oltre che per aggirare il contratto collettivo, l’assunzione di farmacisti italiani rappresenti un modo per ottenere una manodopera specializzata, con maggiori competenze spendibili nell’impiego, ad un costo inferiore che paradossalmente risulta ugualmente superiore alla media salariale presso le farmacie in Italia, come chiaramente illustrato: “C’è chi punta su questo stratagemma per risparmiare, ma anche per potere poi gestire diversamente il suo lavoro. Un laureato in farmacia, anche se pagato poco, ha comunque competenze supplementari“.
A confermare l’andamento, svelando però l’entità di un esodo professionale in crescita e dettato dagli scarsi livelli occupazionali del mercato italiano verso una categoria professionale molto apprezzata all’estero nell’ottica di competenze e preparazione, è stato anche il presidente di Federfarma Varese con una preoccupazione condivisa verso i talenti con laurea in farmacia. “C’è un aumento di laureati italiani che vengono assunti in Svizzera… può succedere che il laureato italiano vanga assunto con una qualifica e uno stipendio inferiore al corrispondente laureato svizzero, anche se la busta paga mensile è comunque più alta rispetto all’Italia“.