Big Pharma: i paradossi di un mercato in crescita, ma con tagli occupazionali e poca trasparenza

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pharmaL’importanza della ricerca farmacologica assume connotati diversi a seconda della prospettiva di visione, ed in particolare a stupire per i paradossi esercitati dal settore è la valutazione economica in termine di guadagni, costi ed indotto industriale che ruotano attorno la spesa farmaceutica. Nonostante la costante insostenibilità da parte dei principali sistemi sanitari, Big Pharma continua generare profitti importanti inducendo a diverse considerazioni rispetto il futuro del settore.

La prima riguarda l’occupazione, conseguenza direttamente proporzionale dell’aumento di valore del relativo mercato ma che in questo specifico caso rappresenta una singolare eccezione, come confermato dai dati della pubblicazione “Indicatori farmaceutici” stimando in 69,500 occupati del 2008 agli attuali 65.000 del 2014, di cui 3.000 quali incremento derivato nel solo 2013 dopo anni di flessione. Un controsenso considerando la crescita dei valori finanziari di BigPharma i cui attori principali, come dimostrato da Forbes, hanno visto incrementi nelle quotazioni in borsa capaci di oscillare dai massimi +549,9%, di Actavis, ai “minimi” +100%, di Novartis, con un disavanzo che potrebbe esser giustificato dalle spese d’investimento nelle costose fasi di ricerca e sviluppo.

Una motivazione difficile da avvalorare a causa della scarsa trasparenza sulle esatte voci di spesa, che nel complessivo rendono elevati i prezzi dei farmaci innovativi, inserendo un valore complessivo contenente sia i costi diretti di progettazione e sperimentazione, per il quale i dati dell’occupazione in termini proprio d’indotto nella fase di ricerca scongiurano le perdite visti gli investimenti occupazionali ai minimi, che tutto il lavoro di marketing e pubblicità, questi ultimi meno necessari ai fini del prezzo finale. Fattori che nel complesso, nella valutazione di Big Pharma, contribuiscono ad un paradosso ad oggi mai realmente considerato ma che necessiterebbe di una valutazione approfondita per stimare i reali costi ed i reali effetti che il settore, forse perso nell’assenza di una revisione di regolamentazione, provoca sul diritto alla salute sempre più legato all’importanza che i farmaci stanno assumendo nella clinica quotidiana.

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