La questione del contributo di solidarietà, quale forma d’agevolazione per la contribuzione per l’iscrizione all’ente previdenziale Enpaf in favore dei farmacisti e dei liberi professionisti in grave difficoltà lavorativa, continua a tenere banco presso i principali tavoli di discussione degli ultimi giorni che, oltre il noto confronto sul Tavolo farmaceutica, la revisione degli innovativi e la farmacia dei servizi, ha proposto un’analisi sull’attuale forma e le possibilità alternative.
Nei mesi scorsi, consapevole dai dati in forte aumento relativo il numero dei professionisti capaci di rinunciare all’iscrizione con tute le relative conseguenze annesse, l’Enpaf aveva aperto al dialogo con Fofi per l’individuazione di soluzioni alternative per sostenere il periodo di supporto quinquennale offerto col contributo di solidarietà, pur non continuativo, risultato però inefficace verso i nuovi trend di mercato. A sottolineare questo aspetto, cercando di non far calare l’attenzione su di un tema ritenuto primario persino ai farmaci, è stata Sinasfa che nella voce del presidente Francesco Imperadrice, ha ricordato come con gli attuali tempi lavorativi il limite imposto sia praticamente nullo, a tal scopo la possibilità di estensione a 7 anni viene vista come un’apertura positiva ma non del tutto risolutiva con la necessità di dover interpellare tutta la filiera dalla quale sono attese risposte concrete per tamponare la precarietà in un settore che in realtà evidenzia dati in crescita, almeno secondo i paradossi di Big Pharma.
Le previsioni, diffuse da Sinasfa, sono infatti preoccupanti con i dati di disoccupazione e rinunciatari all’iscrizione destinati ad aumentare a causa del contesto lavorativo attuale poco proficuo e dalla ripresa ancora distante. La soluzione migliore, oltre la revisione del contributo di solidarietà, risiede in un tavolo di confronto con tutte le principali parti coinvolte come la professione, l’Ordine, l’Università ed ovviamente i titolari, il tutto sulla base di una riflessione condivida da ambo le parti che, pur nei propri interessi parziali, condividono la crisi e la difficoltà che il settore vive quotidianamente il cui superamento può essere conseguito solo con l’unità d’intenti.