Prosegue il lungo ed articolato dibattito in tema di liberalizzazioni che, specialmente nell’ambito del farmaco, ha non solo spaccato le categorie professionali di settore ma addirittura creato uno squarcio tra gli economisti generando un fronte di positivismo alle possibili nuove manovre ed un opposto poco convinto della reale utilità su di un mercato in cui il problema non sarebbe la concorrenza ma la domanda. In tutto ciò, come ricordato da Fenagifar, sarebbe passato in secondo piano un fattori primario: ovvero la professionalità.
Ad esporre il proprio punto di vista, motivandolo con dati ed eventi alla mano, è stato il presidente Pia Policicchio spiegando come il sistema continui ad essere mercificato in funzione di un semplice rapporto qualità-prezzo dimenticando quanto la professionalità rappresenti un valore aggiunto nel settore a vantaggio del sistema e dei cittadini. “A noi professionisti deve rimanere il compito di svolgere il nostro lavoro garantendo la massima qualità dello stesso – ha chiarito, puntando il dito verso le forme di liberalizzazioni già applicate in passato – Gli interventi continui hanno solo dimostrato che intaccare il sistema ha prodotto anomalie che hanno avuto riverbero solo dal punto di vista occupazionale. Meno stabilità, meno occupazione e sicuramente più insoddisfazione per chi questo percorso lo intraprende carico di aspettative“. Un problema tale da motivare una riflessione richiesta, ma persino naturale, relativamente alle scelte condotte che ad oggi hanno dimostrato di non esser la via giusta, puntando più che al costo all’invece potenziamento del ruolo del farmacista.
La visione del presidente Fenagifar sulla liberalizzazioni si conclude quindi con un auspicio che il confronto ed il dibattito possano realmente porre lo sguardo sui fattori chiave per il settore, il farmaco ed i cittadini puntando ad ottimizzare le competenze dei farmacisti attraverso una stabilizzazione del sistema che non può esser raggiunta esclusivamente con l’abbattimento dei costi, specialmente se s’intende puntare a qualità ed efficienza proprie della categoria professionale.
Presuppongo, dall’articolo, che alla sigla FENAGIFAR, manchino 3 consonanti finali: FDT, che diventerebbe così “Federazione Nazionale Associazione Giovani Farmacisti Figli Di Titolari”.
Questo perchè un “qualunque” giovane farmacista laureato sano di mente, non si sognerebbe mai di giustificare un sistema FEUDALE, basato sul MONOPOLIO e sul suo INDISCUTIBILE passaggio ereditario di padre in figlio, al pari del titolo di Barone o Principe.
Tanto più se la sua MIGLIORE prospettiva futura è quella di fare il COMMESSO in un negozio a staccare fustelli dalla mattina alla sera, e prendersi la sua busta di 1400 euro a fine mese con un orario settimanale di 40 ore.
E tanto più se è a conoscenza che un suo collega medico, alla fine degli studi, e appena durante la specializzazione, viene pagato 1800 euro mensili! Sempre che non faccia guardie mediche o altro, altrimenti la busta raddoppia.
Questo articolo mi sembra un po’ come chiedere al Tacchino se dobbiamo festeggiare il Natale.
Come ho già commentato in altro articolo, l’attuale Presidente Renzi, non ascolta nessuno. Ha dimostrato che asfalta tutto, e nulla potranno Lobby, Corporazioni, Presidenti e Vice dell’Ordine in Senato, articoletti vari per imbonire l’opinione pubblica, che odia lobby, corporazioni e privilegi.
Se Renzi è dalla parte delle LOBBY, avete vinto voi, potete continuare col vostro sistema feudale, e potete anche finirla con questa pubblicità stile stampa di regime.
Se è dalla parte dei cittadini, potete strillare quanto volete.
Non sarà certo un GIANFRATE o una PIA POLICICCHIO qualunque a fermarlo.
Al sistema Farmacia, serve una forte scossa.E’ impensabile parlare di Professionalita’ quando le specializzazioni post Laurea non sono riconosciute dai nostri Ordini Professionali. Un Farmacista altamente qualificato e preparato, in Italia non vale nulla. Qualcuno si svegli!!!!!!!!