Lo psichiatra James Ruker ha pubblicato un articolo sul Bristish Medical Journal nel quale annuncia che le sostanze psichedeliche dovrebbero essere riclassificate dal punto di vista della legge in maniera tale che i ricercatori possano studiarne il potenziale terapeutico.
Rucker si riferisce ad una classificazione che fra poco compirà cinquanta anni. In Gran Bretagna, in fatta, è stata stilata nel 1967: «Le sostanze – dice – sono soggette a restrizioni maggiori di eroina e cocaina, ma è dimostrato in maniera palese che non creino dipendenza o siano pericolose in contesti controllati»
Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’azienda ospedaliera Fate bene fratelli di Milano crede nell’elemento fondamele del contesto: «Gli studi sull’acido lisergico (LSD) o sulla psilocibina dei funghi magici, sono fatti in condizioni molto protette con conduttori specifici che consentono d mantenere sempre una grande vigilanza su potenziali effetti negativi».
Mencacci conferma che la ricerca non dovrebbe limitarsi al pregiudizio: «La ricerca non è sull’uso delle sostanze ma su alcuni principi che ne sono estratti, come con la cannabis e le sue applicazioni terapeutiche».
Le sostanze psichedeliche troverebbero numerose applicazioni: «Psilocibina e Lsd – chiude Mencacci – sono studiate negli Usa per il loro uso in situazioni di forte angoscia, nelle problematiche post traumatiche da stress e nell’ambito delle esperienze di fine vita di pazienti oncologici. I risultati di queste sperimentazioni non sono ancora state rese ufficiali, ma indicano l’opportunità di riprendere le ricerche che in gran parte erano state interrotte da decenni, sperando che ci possano mettere a disposizione nuove risposte a bisogni che sono rimasti insoddisfatti».