Dopo la decisione di FarmaCampania di estromettere dal direttivo della società i farmacisti titolari che non hanno raggiunto le soglie previste di spendibilità, abbiamo parlato con il dottor Paolo Finelli, titolare di farmacia, socio fondatore della cooperativa e ex componente del Consiglio di amministrazione della cooperativa, in merito ad una questione che di sicuro porterà con se degli strali polemici.
Dottor Finelli, cosa ci può dire in merito alla decisione presa dal direttivo di Farmacampania di estromettere alcuni dei soci basandosi su quanto prevede l’articolo 13 dello statuto che impone ai medesimi di sviluppare un fatturato pari ad almeno il 60% verso la cooperativa?
Occorre innanzitutto contestualizzare lo spirito di quell’articolo dello statuto che, giova ricordarlo, risale a quasi 25 anni fa. All’epoca ricordiamo che la composizione del fatturato di una farmacia era mediamente 80% mutua e 20% cassetto, dunque il rispetto di quella percentuale non rappresentava un impegno particolarmente gravoso. Oggi siamo più o meno al 50 e 50, ed in più il mercato è diventato estremamente competitivo, perciò la ricerca delle migliori condizioni di acquisto, anche e soprattutto approcciandosi direttamente con l’industria, è diventata una priorità quotidiana per ciascuno di noi. Direi che quella percentuale non appare più attuale ed andrebbe riconsiderata.
Sulle espulsioni tecnicamente nulla da eccepire, vorrei solo ricordare che il tema del mancato rispetto di quell’articolo è vecchio quasi quanto la stessa cooperativa ma finora si era sempre proceduto con una sorta di “moral suasion”, privilegiando la compattezza della compagine sociale che rappresenta il nostro vero valore aggiunto. I tempi difficili e l’evoluzione del sistema farmacia che stiamo vivendo avrebbero, forse, dovuto suggerire una maggiore prudenza ed un ulteriore approfondimento.
Crede che ad oggi una “Piccola cooperativa locale” possa continuare a competere in uno scenario in cui vanno delineandosi grandi gruppi di distribuzione farmaceutica multinazionali ?
Non c’è dubbio che la competitività cui accennavo poco fa, e che si manifesta anche a livello di distribuzione intermedia ed industria, sta portando, come in parte già avvenuto a tutti i livelli, ad una selezione naturale per cui le strutture piccole o meno attrezzate fanno sempre più fatica a sostenersi, agevolando processi di fusione/acquisizione.
Tuttavia non possiamo trascurare il fatto che i mercati non sono tutti uguali. Tutti noi sappiamo che tra nord, centro e sud Italia esistono condizioni diverse, a volte anche di molto e quindi un approccio commerciale ritenuto valido in un certo territorio potrebbe risultare insufficiente per competere in un altro dove lo stress di prezzo è più marcato. Premesso che occorre una gestione più accurata che miri innanzitutto ad incentivare i soci, direi che un’ipotesi di lavoro potrebbe essere la convergenza in un accordo di primo livello con una struttura di rilievo nazionale, lasciando a ciascun territorio l’autonomia di gestire le dinamiche commerciali e la proposta di servizi in funzione del mercato di riferimento,
Come vede da qui a cinque anni la professione del farmacista e della distribuzione intermedia?
La farmacia non morirà e con essa la distribuzione intermedia. Molto dipenderà dal destino del ddl Guidi, che apre alle società di capitali. Se diamo per acquisito che passerà così allora basta guardare a quello che è accaduto nei paesi dove questo è già avvenuto.
In ogni caso una maggiore condivisione tra i singoli punti vendita è un passaggio irrinunciabile se si vuole migliorare l’offerta di beni e servizi al cittadino. L’unità di intenti, la solidarietà e la professionalità sono quegli elementi che ci consentiranno di affrontare le sfide che verranno.
Naturalmente io mi auguro che le cooperative riescano a giocare un ruolo di primo piano in qualsiasi scenario, rappresentando una casa comune a tutte le farmacie associate che solo così potranno partecipare a questo processo da protagonisti e non da comparse.
Per restare al passo coi tempi è utile, a suo avviso, il mercato digitale o concorda con Federfarma che attende i primi risultati di questo nuovo lancio?
Ogni volta che sento parlare di una innovazione che allontani l’atto professionale della consegna del farmaco dalla presenza fisica del farmacista non posso fare a meno di pensare che i rischi per la salute dei cittadini potrebbero essere di gran lunga superiori ai benefici economici o logistici che ne possono derivare. Bisogna senz’altro essere al passo coi tempi ma occorre molta prudenza. Concordo pienamente con la posizione di Federfarma.