Farmacie e capitale : quale scenario? di Roberto Adrower

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roberto-adrowerIn un recente articolo di Farmacia Virtuale si è “sondata ” la percezione del Farmacista nei confronti dell’avvento del capitale . Ovvia l’esistenza di una “paura”generalizzata che rimandiamo alla lettura dell’articolo

Ddl concorrenza farmacie, tra i colleghi prevale il timore che scardinerà il sistema farmacia in favore dei grandi capitali

Vorremmo  soffermarci  in realtà sugli  aspetti  e sugli impatti sulla  filiera del farmaco . Nello specifico  una azione spinta sulle dinamiche di prezzo potrebbe  incidere notevolmente anche nelle mutazioni di  mercato, creando  “scompensi “ e monopolizzazioni, variazioni di indicatori di redditività e di trend di crescita dei singoli prodotti  .

La  composizione del prezzo al pubblico di un farmaco Etico, come è  noto si basa sulla sommatoria dei vari margini definiti per legge per gli “attori” della  filiera del farmaco .

La formula esemplificata  è la  seguente :

PP+ IVA = (P ex-factory   + 27,95% ( farmacia)+ 2,94% (grossista) + 4,95%(sconto totale)) *1,1

Tante entità sono state citate in merito agli interessi economico finanziari che potrebbero entrare all’interno dell’Azionariato delle Farmacie . Tralasciando per il momento familiari dei farmacisti , GDO e Banche e concentrandoci sulla filiera del farmaco troveremmo esclusivamente due attori :

* Aziende farmaceutiche =da sole arriverebbero a  coprire il 90 % del prezzo ..

*Distribuzione intermedia (sia  multinazionali che cooperative)  che coprirebbe il 30,89% del prezzo del farmaco etico .

Alcuni punti vanno evidenziati :

a)Sempre ragionando per  ipotesi dovremmo  presumere   un 60% di capitale del farmacista e 40% degli altri attori della filiera  .

b) La farmacia ha mediamente il Suo “core business “nel 61 % di farmaco etico ,ed il restante 39% nella cosidetta fascia commerciale ( source IMS Health 2014).

Ci sembra difficile  considerare azionista l’Azienda Farmaceutica . Questa entità ,  potrebbecapitalismoavere incisività  solo ed esclusivamente sul portfolio prodotti specifici della Società mentre peril restante fatturato l’azienda si dovrebbe trovare a partecipare nelle trattative d’acquisto presso la distribuzione intermedia .

Discorso diametralmente opposto invece è quello della distribuzione intermedia che rifornendo  i farmaci la Farmacia , di fatto diventa il Suo principale azionista di maggioranza  . la D.I.può incidere notevolmente sul core business ( 60% del fatturato) ma anche sul 40% del settore commerciale .

E’ chiaro che nella ipotesi di azionariato della D.I. si andrebbe ad inglobare in una unica marginalità il 27,95( farmacia )+ 2,94%( distribuzione) =30,89%, contro la Farmacia a capitale di farmacisti che “vivrebbe” con il solo 27,95 % . Quasi 4 punti di differenza tra le due realtà.

A questo punto si formerebbero farmacie di Serie A con megavolumi di fatturato e farmacie con basso fatturato e quindi di serie B .

Ma quante sarebbero le potenziali farmacie di serie B ? Circa 10.000 su 18000. Questo dato è del 2010 dello Studio Asia rivolto principalmente agli Studi di Settore .Le piccole medie farmacie sono  caratterizzate  come urbane di piccole dimensioni e rurali di piccole dimensioni .Ammettendo che le rurali pur se piccole possono mantenere l’autonmia del  servizio al paziente anche con un supporto dei Comuni , restano fuori  dal “giro” le urbane di piccole dimensioni che sono circa 6000 . Queste diventano fortemente a rischio di default  e destinate alla scomparsa se non si riconvertono in altre attività.

Lo scenario di mercato pertanto  è nelle mani del legislatore che dovrebbe tenere in considerazione anche questi aspetti di natura prettamente economica che poco hanno a che fare invece con la logica di servizio pubblico, alla quale la farmacia è chiamata a rispondere.

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