Calano di una paio di centinaia gli emendamenti al ddl concorrenza che le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera dovranno vagliare e votare, probabilmente dalla metà della settimana entrante perché lunedì arriveranno le proposte di modifica dei relatori. Questo l’effetto della scrematura effettuata tra giovedì e ieri per eliminare dal “fascicolo” gli interventi inammissibili causa estraneità con la materia, mancanza di copertura o carenza di compensazione.
Come già si diceva su Filodiretto di ieri, tra gli emendamenti all’articolo 32 la prevalenza numerica va a quelli che mirano a “picchettare” il capitale. L’intervento più ricorrente, in particolare, è quello che impone l’iscrizione delle società all’albo professionale competente per provincia, ma ce n’è anche qualcuno che obbliga a comunicare a Ordine e assessorato alla Salute ogni variazione nell’assetto azionario o vincola la società al rispetto del Codice deontologico.
Diverse anche le proposte che mirano a fissare un tetto alla presenza del capitale nelle società che detengono farmacie: l’orientamento prevalente è quello di riservare al farmacista la maggioranza delle quote, ma ci sono emendamenti che salgono fino ai due terzi o scendono al 30%. Da segnalare anche un paio di proposte che rinunciano a delimitare il peso azionario del capitale ma riservano al farmacista l’amministrazione della società, oppure impongono la nomina di un «garante del Codice deontologico», sempre farmacista, cui spetta il vaglio finale di tutti i provvedimenti societari che riguardano l’attività professionale.
Numerosi pure gli emendamenti che – saltato il limite dei 4 esercizi per società – prescrivono comunque un tetto dimensionale alle future catene. L’indicazione prevalente, in questo caso, è di limitare il numero delle farmacie aggregate sotto un’unica insegna a non più del 20% a livello comunale, a non più del 10% a livello regionale e infine a non più del 5% a livello nazionale. Dal mucchio però spicca un emendamento che vieta catene con più di dieci farmacie, un altro che fissa il tetto a 150 per i primi due anni e un terzo che alza l’asticella a 250 per i primi cinque anni.
Scarseggiano, per finire, gli interventi sul tema delle incompatibilità, forse perché è opinione diffusa (come alcuni esperti avevano peraltro osservato nei mesi passati) che in materia potrebbero già bastare i paletti vigenti. Merita però di essere segnalato quell’emendamento che allarga considerevolmente il recinto degli esclusi: fosse approvato, rimarrebbero fuori dalla proprietà delle farmacie anche le fondazioni bancarie, gli enti creditizi e le assicurazioni.
Fonte: Federfarma