Il professore Ettore Novellino, presidente della Conferenza nazionale dei direttori di dipartimento di farmacia e dell’Ordine dei farmacisti di Avellino, è stato ri-eletto direttore del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli.
Le votazioni si sono tenute il 21 luglio. Abbiamo parlato con lui, in esclusiva per quellichelafarmacia, dei progetti, del futuro, e della figura professionale del farmacista.
Professore Novellino lei è stato direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli nello scorso triennio. Cos’è cambiato dal suo insediamento ad oggi?
«Da tre anni a questa parte è cambiato il piano di studi e l’offerta formativa, divenuta molto più competitiva e ampia. Abbiamo introdotto il corso di laurea in Nutraceutica, primi in Italia, per aprire nuovi sbocchi professionali, innanzitutto e per garantire alla figura del farmacista il giusto ruolo professionale. Mi spiego meglio. Il farmacista non è soltanto la persona che dal banco dispensa i farmaci. Il farmacista è il professionista che si interessa della salute delle persone. E, dunque si interessa anche delle malattie dismetaboliche che derivano da una non corretta alimentazione e che possono essere curate con rimedi naturali».
Il progetto della facoltà di Farmacia della Federico II di Napoli di esportare la dieta mediterranea in un take-away e quello di utilizzare la mela annurca per la cura del diabete sono stati presentati all’Esposizione universale di Milano.
Professore la nutraceutica al centro della nuova figura di farmacista?
«Sicuramente attinente alla professione. Basti pensare che con soli due anni di specializzazione, sia i laureati in farmacia che i laureati in nutraceutica possono prendere la laurea in biologia. E quindi gestire in modo autonomo le due professioni».
Dal primo di luglio di quest’anno è possibile, atteso che ci siano le indicazioni del ministero della salute, vendere e acquistare farmaci on line. Intanto, però, il 90% degli italiani non compra i farmaci nemmeno in parafarmacia, si reca direttamente in farmacia, è ancora il luogo più amato dagli italiani?
«Guardi, i dati di cui lei mi parla sono l’indice di maturità di un paese. Di cittadini che si rivolgono al professionista per risolvere i propri problemi di salute. La vendita dei farmaci on line io la vedo solo negativa e utilizzabile ai fini commerciali. Anche se parliamo di farmaci che hanno una bassissima percentuale di tossicità. Porto un esempio pratico. L’ibuprofene non è prescrivibile in dosi da 200 e 400 mg. Lo è per dosi da 600. Adesso, a comprarlo on line chi vigilerebbe su un possibile abuso? Negli Stati Uniti d’America, dove la vendita on line esiste da tempo, il Governo deve far fronte, annualmente con numerosi casi di malattie iatrogene. E’ stata solo una scelta politicizzata e dettata da interessi che non collidono con la deontologia professionale del farmacista».
Professore, nello scorso triennio la nutraceutica, fino al 2018 cosa succederà nella facoltà di farmacia dell’università Federico II?
«Il mio obiettivo è quello di ampliare la scelta formativa degli studenti e di dar loro maggiori sbocchi professionali. Penso all’inquinamento in questo particolare momento storico. E sono convinto che in quel campo ci sia spazio per il farmacista o per il laureato in farmacia. Sono due gli aspetti che vanno curati, il primo relativo ai suoli inquinati che sono di esclusivo interesse chimico. Il secondo, è l’impatto con cui l’inquinamento agisce sulla salute e sulle vite delle persone. Non può essere certo interesse del chimico, né del biologo. L’unica figura professionale che può studiare cose del genere, e dare il proprio contributo è il farmacista».
Ci sarà un altro corso di studi ad hoc?
«Non mi sento di escluderlo».