Bufera nella sanità Campana, 90 indagati per acquisizione dei farmaci ospedalieri – Di Iorio (Federfarma): «I farmacisti vantano 2.5 mln di € di crediti»

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Approvvigionamento dei farmaci e corruzione: bufera per la sanità in regione Campania. E’ di ieri la notizia di una indagine condotta dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dal pubblico ministero Grazielle Arlomende che ha portato ad iscrivere nel registro degli indagati novanta persone rei di una decina di episodi di presunta corruzione fatta di appalti sospetti finito nel mirino degli investigatori. L’inchiesta parte e fa il giro attorno ai più grandi e importanti ospedali di Napoli. L’ipotesi è quella che un gruppo di professionisti abbia fatto pressione, utilizzando il meccanismo della corruzione, su funzionari pubblici per ottenere il pieno monopolio della commercializzazione dei farmaci, in particolar modo per due unità operative: anestesia e rianimazione. Non solo denaro contante, tuttavia, si passa dalle forniture di salumi agli smartphone per arrivare alle televisioni e alle visite a Torino per l’ostentazione della Sacra sindone.

Rispetto all’inchiesta abbiamo chiesto a Michele Di Iorio, presidente di Federfarma Campania e Federfarma Napoli, la sua opinione sul fatto di cronaca che potrebbe sancire il reale azzeramento della sanità in regione: «Conosco la vicenda – ha dichiarato in esclusiva per quellichelafarmacia – solo dal racconto dei giornali. Anche perché non sono coinvolte le farmacie. Il vero problema è che rispetto all’indagine ci sono dei crediti che i farmacisti vantano dalle Asl campane che arrivano a superare i due milioni e mezzo di euro. E tra le persone coinvolte ci sono gli stessi attori che dovrebbero liquidare queste somme. Sono riuscito, finora, con la mediazione ad evitare tutte azioni di recupero ma ora non posso più garantirlo».

Breve e concisa la dichiarazione di Di Iorio, parole pesanti come macigni. E che mettono sempre più in dubbio la cristallinità nelle azioni effettuate per sanità e assistenza.

Elio Scognamiglio, imprenditore e titolare dell’omonima ditta, è sotto inchiesta: è ritenuto capo e promotore della struttura in grado di raggiungere primari, capisala, dirigenti e impiegati degli ospedali partenopei. Con lui sotto accusa anche il suo responsabile commerciale Giuseppe Apice e gli agenti commerciali Michele Zoppi, Monica Galluccio e Fiore Fucci; i dipendenti Marino, Occhini, Simeoli e Balestrieri. E ci sono anche i nomi di Andrea Marini e Marco Palumbo nel registro degli indagati: entrambi della Unicare, azienda fornitrice per presidi ospedalieri

Anche alcuni dipendenti dell’ufficio provveditorato dell’Asl Napoli 1: Baldassarre Maione, partecipe della presunta associazione, Nunzio Turro e Alfonso De Rosa, indicati come organizzatori. A loro tre va ascritta la possibilità di aver ricoperto ruoli strategici per le procedure d’acquisto fornendo, in più occasioni, informazioni riservate. Inoltre De Rosa dovrà difendersi anche dall’accusa di aver scritto ordini per forniture mai effettuate.

Insieme a loro anche rappresentanti della pubblica amministrazione sono finite sotto indagine. Insomma un castello accusatorio e il coinvolgimento dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto di un numero così corposo di persone che ha portato la procura a formulare ipotesi di reato che vanno dalla truffa alla corruzione, dal falso alla turbativa d’asta con l’aggravante dell’associazione.

 

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