«Renzi diventa bersaniano? Tempo fa su liberalizzazione farmaci non la pensava così. Tuteliamo salute cittadini». E’ questo il tweet di Nunzia De Girolamo, parlamentare di centrodestra, subito dopo la “piccola vittoria” ottenuta dal suo partito
Qualche minuto dopo le 14, con il Consiglio dei ministro appena cominciato, trapela la decisione di cambiare le carte in tavola in relazione all’apertura del mercato dei farmaci di fascia C: passo indietro su uno dei più controversi del DDL Concorrenza.
Il primo a rompere il tabù stato Pierluigi Bersani nel 2007 che aveva permesso l’apertura di punti diversi dalle farmacie tradizionali
Otto anni dopo, in quei punti, di medicinali se ne vendono ancora pochi.
Da allora ad oggi nessuno ha allargato più quella lista. Finora ci hanno provato tutti ma senza successo. Probabilmente ci riuscirà proprio l’attuale presidente del consiglio che da un lato ha concesso qualcosa all’ala conservatrice dell’NCD permettendo che d’ora in poi le farmacie potranno essere aperte da soggetti diversi dai farmacisti stessi; certo il farmacista ci vuole ma non dovrà essere per forza titolare del negozio.
Abolito anche il divieto che oggi impedisce ad un solo titolare di possedere più di quattro punti vendita.
Ciò vuol dire che anche in Italia potranno aprire i supermercati del farmaco. Resta il limite al numero di esercizi: oggi la legge prevede ventimila farmacie, quelli resteranno. Fonti di governo spiegano però che il vero obiettivo della riforma non è quello di aumentare il numero di punti vendita ma di aumentare la concorrenza per evitare che il mercato resti cristallizzato e che tutti abbiano la stessa “merce” da poter offrire ai clienti.