Genetica e farmacologia: si studia il farmaco dal Dna mutante

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Genetica applicata alla farmacologia: arrivano i farmaci dal dna mutante. Potrebbe essere la nuova frontiera della medicina genetica che sfrutta il crollo dei tempi e dei costi del sequenziamento del genoma umano per raccogliere dati sul Dna di persone affette da rare patologie per mettere a punto farmaci che curino le malattie opposte.

L’esempio più calzante è l’insensibilità al dolore. Sono pochissime le persone che ne soffrono e anche se sembra una cosa bella, in realtà non lo è. Il dolore è la spia che ci serve per capire che stiamo subendo un danno. Non avvertirlo è come avere un allarme antincendio silenziato: quando divampano le fiamme rischia di essere troppo tardi per intervenire. Il segreto di questa insensibilità è nascosto nei suoi geni, o meglio in una mutazione del suo DNA. Lo stesso vale per la sclerosteosi: una crescita ossea superiore alla media e in continuo aumento.

Quello che appare ormai chiaro ai colossi farmaceutici è che l’accesso a grandi database di informazioni genetiche costituisce un ottimo punto di partenza per creare nuove medicine. Tra le banche dati potenzialmente più interessanti c’è quella che contiene le informazioni genetiche dei clienti di 23&me, la società della Silicon Valley che vende per posta un kit per l’analisi del DNA e per 99 dollari fornisce un profilo completo delle proprie predisposizioni genetiche a malattie e altro. Un milione di persone hanno soddisfatto questa curiosità e a quanto pare l’80% di loro ha accettato che i propri dati fossero utilizzati ai fini di ricerca. Genentech, Pfizer e altri hanno intrapreso un rapporto di collaborazione con la società per poter accedere a quei dati preziosi.

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