A COSA SERVE UN FARMACISTA (terza puntata bis), A cura della dottoressa Bianca Peretti

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A COSA SERVE UN FARMACISTA ( terza puntata bis)

Approfitto dell’errore commesso nel post precedente per esprimere in maniera più completa il mio pensiero: gli errori possono dare questo vantaggio, offrono un’occasione per spiegarsi meglio.
Jobs non parlò di “rabbia”, ma di “follia”: in una società aperta e dinamica come quella americana i “pazzerelli” , i “visionari”, se lo sono fino al punto di pensare di poter cambiare il mondo, possono cambiarlo davvero. La nostra realtà è tutto un altro paio di maniche: ci scontriamo quotidianamente con un’atavica resistenza alle novità, una burocrazia demenziale e grottesca, un bisogno quasi patologico di garanzie e punti fermi. A noi serve proprio la “rabbia” , intesa come forza propulsiva per riuscire a ribellarsi all’immobilità, all’abitudine, alla rassegnazione.
Sembra che molti di noi si rendano conto che dobbiamo cominciare a fare qualcosa di nuovo, ma, a parte generiche affermazioni di intenti e vaghi propositi di impegno, mi sembra che il sentimento dominante sia uno sconfortante andare alla deriva in attesa di un miracolo che ci permetta di continuare a sopravvivere nell’inedia più totale. Pochissimi mi hanno chiesto che cosa ho in mente, se ho qualche progetto concreto, che cosa possiamo fare adesso, subito, ora; quasi nessuno dei titolari di parafarmacia ha pensato che potesse essere anche lui coinvolto; i collaboratori sono rimasti in trepidante attesa che il loro titolare venga folgorato sulla via di Damasco.
A questo punto ditemi voi se non c’è da invocare la rabbia, quella vera, dirompente, esasperata: vi prego, VI PREGO, dite qualcosa da FARMACISTI!
Mi sento un novello Diogene: lui cercava l’uomo, io il farmacista. Avremo la stessa fortuna?

Terza Puntata

Seconda Puntata

Prima Puntata

 

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