Come già avvenuto in passato per la comunità europea tutto inizia di solito con un’area di libero scambio, si abbattono le barriere e si permette l’ingresso di prodotti che altrimenti avrebbero difficoltà di commercializzazione su larga scala.
L’Europa iniziò con il carbone e l’acciaio e finì con la moneta unica e quando dico finì non è di certo un eufemismo.
Non è una novità che Stati pseudo alleati (o sottomessi) cerchino delle politiche comuni di interazione. Il WTO (organizzazione mondiale del commercio) nasce appunto per tale motivo ed ha generato negli anni non pochi problemi, come ad esempio per la carne proveniente dagli Stati Uniti. Quest’ultima infatti non rispetta i nostri limiti di sostanze particolarmente dannose come gli ormoni e l’Italia ne vieta l’importazione, questo divieto però genera una multa che il nostro paese deve pagare per i limiti di accesso.
Queste poche righe polemiche volevano solo fare una piccola introduzione rispetto a ciò che oggi è in essere. Il libero scambio, i liberi mercati, l’abbattimento delle barriere sono concetti lodevoli e nella speculazione ideologica trovano il loro vero ambiente di crescita, ma nella realtà generano problemi a volte intollerabili.
Veniamo al tema centrale della nostra disamina, il TTIP (trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico), è un accordo tra l’Europa e gli Stati Uniti D’America che abbatterebbe i dazi doganali e la libera circolazione delle merci tra i nostri paesi creando un blocco economico da contrapporre ad economie emergenti quali, Cina, Brasile e altri. Il trattato, in discussione dal 2013 in realtà è segreto, i parlamentari europei possono visionarlo all’interno di una stanza blindata e non possono farne copie o prendere appunti.
Da alcune fughe di notizie e dichiarazioni pseudo ufficiali si sa che sarebbero previsti degli organismi sovranazionali che andrebbero a dirimere controversie tra gli stati (non più sovrani) e le multinazionali che operano in tale mercato, le aziende citerebbero gli stati in tribunale. L’azienda Prometeia s.p.a. ha fatto una prima valutazione di impatto rispetto all’Italia dichiarando un aumento del PIL in tre anni dallo 0 allo 0,5 % di cui il 72 % dell’export sarebbe ad appannaggio dell’attuale TOP TEN italiana.
Come è di regola negli ultimi anni quindi, i piccoli tenderanno sempre più a scomparire in favore di grandi gruppi non più multinazionali ma sovranazionali. Se questo è un bene o un male non sta a me giudicarlo, ma se pensate di vivere ancora in un mondo in cui potervi esprimere e crescere liberamente, sappiate che se pure sulla carta l’uomo è libero nella realtà dei fatti si stanno venendo a creare così tante sovrastrutture alla democrazia e alla libertà dell’individuo che le nostre carte costituzionali potranno essere usate come tovagliette da tavola per chi davvero ci governa.
Sì, il problema è fondamentalmente di democrazia. Se veramente questo trattato mettesse sullo stesso piano Stati e multinazionali e se eventuali controversie fossero giudicate da un organismo che deve ancora nascere (eletto o nominato? in quest’ultimo caso, chi lo nomina?) ci sarebbe da preoccuparsi parecchio. Ho scritto ‘se veramente’ e già qui c’è un problema di democrazia, ossia che un trattato così importante non venga discusso pubblicamente e che pertanto la gente ne ignori i contenuti secondo me è inaccettabile. Si aggiunga che è leggibile solo in inglese, che non è la lingua madre della stragrande maggioranza dei parlamentari, e il timore della fregatura diventa grande, molto grande.