Fascia C, audizione al Senato – Federfarma: «Il Mnlf rispaccia cifre fantasiose»

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C’è poco da fare, a maneggiare le cifre il Movimento liberi farmacisti fa qualche fatica. L’ultima conferma arriva dall’audizione del Mnlf davanti alla commissione Industria del Senato, organizzata martedì nell’ambito del giro di incontri con cui il gruppo parlamentare sta raccogliendo pareri e proposte sul ddl concorrenza (Federfarma era stata ascoltata due settimane fa). Nel loro intervento, i liberi farmacisti sono tornati a magnificare gli effetti che il decreto Bersani del 2007 ha avuto sulle tasche dei consumatori italiani. E forse per prevenire obiezioni, hanno portato a sostegno cifre diverse da quelle già confutate nei mesi scorsi dall’Agenzia del farmaco: nella Memoria consegnata in Senato, per esempio, il Mnlf parla di circa 1,8 miliardi di euro di risparmi in sette anni, ma il totale mette in un unico fascio i farmaci senza ricetta e l’extrafarmaco trattato dalle parafarmacie, che è sempre stato venduto in più canali distributivi e quindi con la lenzuolata di Bersani non c’entra proprio nulla.

Ma la vera chicca è un’altra: «il prezzo dei farmaci da banco sino al 2011» si legge qualche pagina più avanti «è aumentato in sei anni dello 0,9%». Ancora una volta siamo di fronte a cifre buttate sul tavolo alla rinfusa. Perché a sfogliare i dati di Assosalute, ossia l’associazione dei produttori di farmaci Sop, viene fuori tutta un’altra realtà: nei quattro anni che vanno dal 2007 (il primo anno post-lenzuolata) al 2011 (l’ultimo anno utile per un confronto omogeneo, prima della riclassificazione Aifa del 2012), il prezzo medio dei farmaci senza obbligo di ricetta hanno disegnato una curva dalla crescita ben più netta. In particolare: -0,5% nel 2007 (ma quello era l’ultimo anno di congelamento dei prezzi degli Otc), +0,8% nel 2008, +2,4% nel 2009, +4,3% nel 2010 e +2,5% nel 2011. Si riconferma, in sostanza, quello che Federfarma va ripetendo da tempo: la liberalizzazione dei “senza ricetta” non ha portato alcun reale beneficio alle tasche dei consumatori, perché sconti e promozioni che la gdo ha veicolato in questi anni si sono concentrati su una ristrettissima gamma di confezioni, troppo poche per incidere realmente sulle medie di mercato e sulla spesa complessiva degli italiani.

Che il Mnlf gonfi le cifre, poi, diventa ancora più evidente quando dà i totali delle parafarmacie e dei corner gdo in attività: in tutto, si legge, poco meno di 5.500. Ma a fare da fonte, come sempre, sono i dati del ministero della Salute sulla tracciabilità del farmaco, come noto inattendibili per la loro funzione meramente burocratica. Molto più affidabili i dati di Ims Health, che monitora le parafarmacie per le sue ricerche di mercato (pagate dalle aziende, che hanno tutto l’interesse a disporre di una fotografia esatta della realtà): alla fine del 2014, le parafarmacie erano poco meno di 3.900 e i corner 320. Una bella distanza. Come quella che corre tra la realtà e le fantasiose cifre del Mnlf. Al quale continua a sfuggire il valore del servizio assicurato dalle farmacie del territorio, ben chiaro invece – e per fortuna – al governo e alla maggioranza (come testimoniano i ripetuti interventi di Federico Gelli, responsabile Sanità del Pd).

fonte: FEDERFARMA

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