Un’indagine che si fa fatica a capire, e che si potrà realmente valutare soltanto quando Sifo ne diffonderà i contenuti. E’ il commento con cui in Federfarma è stato accolto il comunicato della Società di farmacia ospedaliera che ieri annunciava i risultati di una ricerca sui costi della distribuzione diretta e della dpc in farmacia. Condotta dall’Università di Ferrara, l’indagine ha messo a confronto i due canali distributivi in due differenti Asl italiane (Ferrara e Roma H), per misurarne non soltanto l’impatto economico sui conti dell’Azienda sanitaria, ma anche i costi sociali e le ricadute sugli assistiti.
I risultati che emergono sembrerebbero confutare tutte le indagini condotte finora dal sindacato titolari sullo stesso tema: non solo la diretta è sempre più conveniente per l’Asl (a Ferrara ogni confezione comporta costi di servizio pari a 0,74 euro contro i 5,29 della dpc, a Roma 3,7 euro contro 11,55) ma lo è anche per gli assistiti. Proprio così: messo in conto pure gli oneri “sociali” della distribuzione (biglietti dell’autobus, benzina, permessi dal lavoro) a Ferrara la diretta arriva a costare 0,93 euro a confezione e la dpc 5,84, a Roma invece 5,06 euro e 14,69.
Ed è proprio su queste ultime cifre che si sono subito appuntate le perplessità di Federfarma. Certo, difficile fare valutazioni ragionate finché Sifo non renderà disponibile l’indagine (che tra l’altro utilizza dati del 2013, probabilmente bisognosi di aggiornamento), ma serve comunque un grande sforzo per accettare l’idea che ai cittadini di Ferrara la diretta costa in spostamenti e tempo perso soltanto 19 centesimi mentre la farmacia più di 50. O che a quelli di Roma, ritirare all’Asl i farmaci di cui hanno bisogno costa circa un euro e recarsi invece in farmacia più di tre.
Serve un grande sforzo sì, soprattutto se si rammentaquell’indagine multiscopo condotta dall’Istat nel 2015 in cui si calcolava che l’81% della popolazione italiana può raggiungere una farmacia in 6 minuti e 20 secondi, a piedi o con un mezzo pubblico. A meno che non siano fornite di teletrasporto, è impossibile che le farmacie ospedaliere di Ferrara e Roma possano fare meglio, dato che manca loro la capillarità dei presidi dalla croce verde.
Come detto, si attende con impazienza la versione integrale della ricerca per verificare dubbi e perplessità. Intanto, l’unico commento di Sifo che Federfarma accoglie senza scetticismo è quello della presidente, Laura Fabrizio, sulla necessità di cercare «modelli assistenziali più appropriati, che vedano le farmacie convenzionate o i servizi farmaceutici delle aziende sanitarie in un’ottica di sistema». E’ la filosofia che aveva dato i natali al tavolo congiunto Federfarma-Sifo per la revisione del Pht, dal quale poi era uscita una proposta operativa recapitata dalle due organizzazioni all’Aifa. Servirebbe restare in quello spirito collaborativo (senz’altro utile per migliorare l’accesso al farmaco da parte dei pazienti) piuttosto che iniziare ad azzuffarsi su chi è più bravo.
fonte: FEDERFARMA