Siniscalchi a Gullotta (FNPI): «Si erge a paladino della salute pubblica. Ma scherziamo?»

2
835

E basta, non se ne può più!

Sembra di essere tornati ai vecchi tempi degli schieramenti politici tra padroni vs. operai dell’antica scuola del PCI, dove i sindacati di sinistra estenuavano, i rappresentanti del governo e della controparte contrattuale, per fame e sonno con lunghissime trattative “no stop” notturne e, infine, sfilavano concessioni presentate come vittorie eclatanti.

Situazioni esasperanti e rigide che hanno condotto il sistema lavoro a essere ora vittima di depressione e licenziamenti a catena e, peggio, della precarietà.

Da un estremo all’altro, dunque!

Qualcosa ne sanno anche le colleghe collaboratrici in età fertile, che hanno difficoltà nelle assunzioni rispetto ai colleghi maschi per l’eccessivo uso (abuso) della legge a tutela della maternità. Ma questo è un altro discorso.

Suggerirei, piuttosto, a Gullotta di adeguarsi alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, in cui Yves Bôt afferma che “… le norme italiane che consentono solo a farmacisti di essere titolari di farmacia sono finalizzate a garantire l’interesse generale alla tutela della salute pubblica e, pertanto, sono pienamente legittime e non contrastano con il diritto
comunitario.”

E ancora “… Nelle proprie conclusioni l’avvocato generale ha ricordato che la
competenza nazionale in materia di sanità pubblica è sancita dall’articolo 152 del Trattato Europeo. Ogni Stato membro, quindi, ‘può decidere il livello al quale intende garantire la tutela della sanità pubblica e il modo in cui questo livello deve essere raggiunto”.

L’avvocato ha sottolineato, inoltre, come, riservando la proprietà e l’esercizio delle farmacie ai soli farmacisti, il legislatore italiano abbia voluto ‘garantire l’indipendenza delle
farmacie, rendendone la struttura economica impermeabile alle influenze esterne provenienti, per esempio, dai produttori di medicinali o dai grossisti’. ”

Essere petulanti nella questua, quando si sa di aver avuto torto in un giudizio che si attendeva diverso o più aderente alle proprie aspettative, dopo aver invocato proprio l’Europa e il suo spirito libertario, con la speranza di ricevere ciò che non si vuol raggiungere col sacrificio, come altri che hanno preceduto, anzi, denigrando tali posizioni con la parola “privilegio”, è un atteggiamento, a di poco, spregevole ed eticamente censurabile.

Si concentrino invece le attenzioni sui risultati che siffatti atteggiamenti hanno prodotto, un po’ alla volta, governo dopo governo, a fronte dell’insistenza di quelli come Gullotta e affini.

Proprio il risultato che, stante alle parole dell’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea, si doveva evitare, cioè, ripeto, “… garantire l’indipendenza delle farmacie, rendendone la struttura economica impermeabile alle influenze esterne provenienti, per esempio, dai produttori di medicinali o dai grossisti”.

Oggi, con l’ingresso dei capitali nella struttura economica delle farmacie, ciò non sarà più possibile.

E il “virtuoso” Gullotta pensa ancora di ergersi a paladino della salute pubblica?
Ma scherziamo?

di Raffaele Siniscalchi

La posizione di Gullotta

2 COMMENTS

  1. Rispondo al Collega Siniscalchi.
    La corte Europea in sostanza rimanda al legislatore Italiano.
    Non commento qui la sentenza. Ma di fatto e’ un dire vedetevela voi.

    Secondo punto.
    La fascia C non c’era nella prima stesura del ddl concorrenza uscita dal consiglio dei ministri.
    Non e’ uscita dalla Camera e non c’e’ ad oggi nel testo al senato.

    Noi abbiamo condiviso una campagna stampa con Conad che ha 101 parafarmacie(il cui fatturato e’ eguagliato dalle 10 piu’ gresse farmacie italiane).
    La poco meno della meta’ delle parafarmacie Italiane sono di titolari di Farmacia.

    Il vostro sindacato invece ha stretto un tacito accordo(si evince anche dalle dichiarazioni dell’AD di una nota multinazionale) per far entrare il capitale privato nella proprieta’ delle FArmacie.

    Piuttosto che prendervela con il farmacista della parafarmacia(collega e spesso vostro dipendete), io guarderei all’operato della dirigenza del vostro sindacato.
    E’ palese che non siamo noi, pochi farmacisti titolari di parafarmacia, a determinare gli eventi, e neanche ad influenzarli, ma che vi e’ una precisa volontà.

    • Concordo con alcune riflessioni.

      Primo, la Corte Europea ha detto che così NON è illegittimo, così come non lo è in altri paesi, a differenza nostra, aperti al mercato. Quindi accreditarsi come vittoria, una non perdita, è una prima risposta demagogica.

      Secondo, Siniscalchi non dimostra certo molta educazione, per non dire peggio, quando si rivolge a suoi COLLEGHI scrivendo: “a fronte dell’insistenza di quelli come Gullotta e affini”. Se questo è il suo “stile”, non invidio i suoi dipendenti.

      Terzo, se la prende con la parola “privilegio”, secondo lui offensiva. Eppure la Treccani cita: “Privilegio: essere, trovarsi in una posizione di p., di notevole vantaggio rispetto agli altri.”
      Il che, tecnicamente, se fra due farmacisti con pari titoli, uno può svolgere pienamente la sua professione, e l’altro è limitato ad un 10%, risponde alla definizione data.

      Quarto, quando Siniscalchi scrive “con la speranza di ricevere ciò che non si vuol raggiungere col sacrificio, come altri che hanno preceduto” immagino non intenda esattamente chi ha ereditato questo “privilegio” da genitori o parenti.
      Magari questo non è il suo caso, ma quello di moltissimi titolari si. E questo, secondo Siniscalchi è giusto?
      Se questo è giusto, allora chi vince un qualunque concorso, deve essere libero di lasciare il posto ai figli, al suo pensionamento.

      E il “virtuoso” Siniscalchi pensa ancora di ergersi a paladino della salute pubblica?

      Ma scherziamo?

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here