Sul 730 precompilato Federfarma ha sempre garantito a ministero delle Finanze e Agenzia delle Entrate la massima collaborazione, come testimoniano i numerosi incontri tecnici avuti nel corso dell’ultimo anno. Se nelle dichiarazioni dei redditi on line che a primavera arriveranno ai contribuenti mancheranno gran parte delle spese sostenute nel 2015 per l’acquisto di medicinali non rimborsati, non è per colpa o per negligenze delle farmacie. E’, in sintesi, quanto riporta la nota diffusa ieri pomeriggio dal sindacato titolari per “correggere” le dichiarazioni rilasciate in mattinata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.
Ascoltata dalla Commissione bicamerale sull’anagrafe tributaria, Orlandi ha fatto il punto sui lavori al 730 precompilato: «Siamo al clou» ha detto ai parlamentari «ci saranno (in detrazione, ndr) le spese mediche ma il problema sono le farmacie, perché hanno equivocato su un termine e non hanno conservato buona parte degli scontrini che non sono quindi recuperabili». A stretto giro di posta le puntualizzazioni di Federfarma: è vero, ammette la Federazione, «i dati relativi alle spese sostenute in farmacia nel 2015 dal contribuente non potranno essere completi». Ma questo perché «soltanto l’11 agosto scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto con le specifiche tecniche per l’invio degli scontrini», prima del quale non sarebbe stato possibile modificare i gestionali delle farmacie perché si facessero carico delle nuove incombenze.
Per Federfarma, poi, non ci sono neanche stati equivoci sulle scadenze, come parrebbero suggerire le parole di Orlandi: «Soltanto con la pubblicazione del decreto di agosto» ricorda ancora Federfarma «sono stati risolti i problemi di privacy», perché fino a quel momento le norme in materia di protezione dei dati personali impedivano alle farmacie di archiviare e conservare gli scontrini con il codice fiscale dell’acquirente. In altri termini, anche volendo i titolari non avrebbero potuto portarsi avanti perché avrebbero violato la legge.
Conferma la ricostruzione del sindacato lo stesso Garante della privacy, che in un comunicato diffuso ieri sera aggiunge ulteriori puntualizzazioni: «L’Agenzia delle Entrate e il Mef» scrive l’Authority «hanno inviato soltanto in data 20 luglio il provvedimento attuativo sull’utilizzo dei dati delle spese sanitarie per la dichiarazione precompilata. Il Garante ha espresso il relativo parere dieci giorni dopo», quindi «l’attribuzione all’Authority di una qualche responsabilità rispetto a eventuali ritardi nell’erogazione dei rimborsi fiscali ai contribuenti è non solo priva di fondamento, ma anche ingenerosa».
fonte: FEDERFARMA