Popolazioni anziane fragili e sperimentazioni cliniche: consultazione pubblica EMA

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L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha aperto alla consultazione pubblica un documento che si propone di definire come valutare il grado di fragilità delle popolazioni anziane, con l’obiettivo di poterle includere in modo più adeguato nelle sperimentazioni cliniche dei farmaci. Infatti, nonostante gli anziani siano fra i maggiori fruitori di medicinali, a causa delle concomitanti patologie (spesso croniche) da cui sono affetti, non sempre vengono arruolati nei trials ed è noto che gli effetti dei farmaci negli ultra sessantacinquenni e oltre possono variare notevolmente rispetto alle popolazioni adulte di età inferiore. Con la collaborazione del Geriatric Expert Group (GEG) dell’EMA e in linea con la sua strategia di sostegno allo sviluppo di farmaci per gli anziani, il Comitato dei Medicinali ad Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia ha elaborato una proposta di definizione dello status di fragilità che è possibile commentare fino al prossimo 31 maggio.

Il quadro normativo di riferimento è il nuovo Regolamento sulla sperimentazione clinica che “per migliorare i trattamenti disponibili per i gruppi vulnerabili, ad esempio i pazienti fragili o gli anziani” […] prevede che “i medicinali che hanno verosimilmente un valore clinico significativo siano sottoposti a studi completi atti a individuarne gli effetti su detti gruppi specifici, anche per quanto concerne i requisiti connessi alle caratteristiche specifiche, alla protezione della salute e al benessere dei soggetti appartenenti ai gruppi in questione”. Ad esso si aggiungono anche numerose linee guida emanate dall’International Council for Harmonisation of Technical Requirements for Pharmaceuticals for Human Use (ICH), in collaborazione con l’EMA, che rimarcano l’importanza di fornire dati a supporto della richiesta di autorizzazione di nuovi medicinali derivati da sperimentazioni cliniche condotte sulle diverse fasce di popolazione anziana, così da verificare la coerenza dell’efficacia e della sicurezza dei trattamenti nei pazienti geriatrici e non.

Il termine fragilità è usato in medicina geriatrica per identificare gli anziani predisposti a rischio maggiore di esiti clinici scarsi, come disabilità, declino cognitivo, cadute, ospedalizzazione, o aumento della mortalità. La fragilità rappresenta una riduzione della resistenza ai fattori di stress che portano a una maggiore vulnerabilità clinica e a risvolti negativi per la salute. Le persone anziane e fragili sono inoltre più esposte a reazioni avverse ai farmaci. In questi pazienti si osservano ricoveri ospedalieri correlati all’uso di farmaci che sono spesso prevenibili. Studi trasversali suggeriscono che circa il 7% delle persone con più di 65 anni sono fragili e che la prevalenza della fragilità aumenta con l’età e può superare il 45% dopo gli 85 anni. La fragilità è un processo dinamico con diverse fasi e nelle persone anziane possono essere precedute da multimorbilità e seguite dallo sviluppo di disabilità. Tuttavia la multimorbilità e la disabilità spesso coesistono e si sovrappongono almeno in parte con la fragilità, contribuendo ad aumentare l’eterogeneità della popolazione anziana. La predisposizione alla fragilità aumenta con l’età, con un modello non lineare, ed è maggiore nelle donne rispetto agli uomini, sebbene le donne fragili abbiano una migliore sopravvivenza rispetto agli uomini fragili.

Benché vi sia un generale consenso sulla necessità e sull’utilità di una definizione standardizzata di fragilità da impiegare nella pratica clinica e nella ricerca, non sono ancora stati elaborati strumenti di valutazione uniformi che, oltre a contribuire ad una maggiore conoscenza del rapporto rischio/beneficio dei medicinali negli anziani, potrebbero trovare un potenziale campo di applicazione anche nella gestione del rischio post-marketing.

Sebbene il documento si concentri sulla misurazione della fragilità, gli esperti del GEG dell’EMA raccomandano vivamente di attenersi al “gold standard” che prevede una valutazione globale geriatrica multidimensionale e interdisciplinare (CGA), che includa un’analisi su multimorbilità, poli-terapia, fattori socio-economici, stato nutrizionale, funzioni fisiche e cognitive. Questo perché la complessità dello stato di salute dei soggetti più anziani non può essere inquadrata da un unico strumento che valuta il solo grado di fragilità.

fonte: AIFA

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