Chi asserisce di rappresentare i farmacisti titolari di parafarmacia può decidere, così come accaduto in passato, di non lasciare nulla in “eredità”.
Fatta questa brevissima premessa, confermo ai colleghi ed ad alcuni parlamentari invitati che personalmente il 16 ottobre a Roma al congresso nazionale della Fnpi, non sarò presente.
La parola a quei colleghi della federazione che desiderano continuare a chiedere solo ed esclusivamente la fascia C, senza mai aver proposto una vera alternativa “all’impossibile”.
Salvare la “para” è impossibile?!
Personalmente assieme ad altri colleghi siamo per salvare la professione, salvare quel “FARMACISTA” che ha investito in questa anomalia tutta italiana, messaggio lanciato anche dall’onorevole Federico Gelli (responsabile della sanità del Partito democratico) e anche dall’onorevole Silvia Fregolent (Vice Presidente dei deputati Partito democratico e relatrice del Ddl concorrenza alla Camera) nella sua ultima intervista strumentalizzata da chi questa piaga sindacale per propri interessi non ha alcuna intenzione risolvere .
Altra vera anomalia di chi sostiene di rappresentare i farmacisti titolari di parafarmacia “puri” e che non si sono mai preoccupati di chi ha chiuso o di chi inevitabilmente sta per chiudere questo “ibrido” esercizio di vicinato.
Prego la federazione, di parlare solo per nome e per conto dei propri iscritti e non dei circa 700 colleghi titolari di parafarmacia che mai sono stati contattati per condividere una strategia comune.
Ri “C”ascarci è imperdonabile e masochistico.
Alla politica tutta, al signor Presidente del Consiglio, ai signori senatori, presidente e vice presidente della Fofi, mi permetto solo di ribadire quanto già noto da anni.
La crisi che ha colpito il farmacista titolare di parafarmacia, da tempo ha superato il limite accettabile. Ed è proprio in questi momenti che la politica e le istituzioni, se effettivamente in buona fede, devono rappresentare in parlamento chi ha veramente bisogno.
Si lanci un invito a riflettere e ad apportare delle modifiche sulla legge annuale sulla concorrenza approvata già alla camera e oggi in attesa del via anche al senato o fare immediatamente un decreto legge urgente per questa grossa piaga sindacale, che ha visto chiudere ed indebitarsi tanti colleghi.
L’intento dovrebbe essere quello di superare definitivamente l’assurdo e paradossale capitolo relativo ai farmacisti titolari di parafarmacia.
In un paese attanagliato da una crisi cronica e da logiche di mercato tutt’altro che libere e dove tutti i giorni chiudono attività, è assurdo che non vengano adottate iniziative mirate al salvataggio di poco meno di 700 attività, ovvero 700 famiglie. Non importa più capire il perché nel 2006 il Governo Italiano diede vita a quest’ibrido con tanto di suffisso “para”, oggi bisognerebbe mettersi solo una mano sulla coscienza, senza alterare l’intero sistema farmaceutico e salvare chi ha generato impresa, al netto di tanti sacrifici, ritrovatosi suo malgrado con un pugno di mosche in mano.
Inimmaginabile pensare ad un ulteriore rinvio che svilisce il lavoro di centinaia di professionisti rimasti intrappolati nei giochi di chi, forse consapevolmente, non ha mai voluto fare chiarezza, adottando oggi misure risolutive e non più procrastinabili.