Il SERT è il SERVIZIO PER LE TOSSICODIPENDENZE, servizio pubblico del SSN, dedicato alla cura, prevenzione ed alla riabilitazione delle persone che hanno problemi conseguenti all’uso ed alla dipendenza di sostanze psicoattive e/o comportamenti compulsivi come il gioco d’azzardo.
Fatta questa premessa incontriamo il Dr Rino Pastore, psichiatra e responsabile dell’unità operativa SERT 27, che ci spiegherà nei dettagli come è cambiato lo scenario delle dipendenze negli ultimi anni e come il Servizio Sanitario e i settori di giustizia competenti stanno cercando di porre rimedio.
In questa ottica va sicuramente esplicitato che il SERT si occupa di tossicodipendenze e la ludopatia deve essere intesa come “azzardo”, e sebbene non sia legata ad un uso/abuso di sostanze psicotrope, una droga c’è ed il denaro, la speranza di vincere soldi facili e l’investimento, che in casi patologici sfocia in accanimento, è emotivo.
Ad accoglierci, oltre al sopracitato Dr Pastore, promotore dell’iniziativa, troviamo anche il Dr Raffaele Iandolo, Direttore e Responsabile del Distretto 27 ASL NA1, Capogabinetto e Direttore Generale, che ha permesso l’apertura di uno sportello all’interno della stessa struttura di cui è Responsabile.
- Buongiorno Dr Pastore, da cosa è partita l’esigenza di aprire questo sportello per queste “nuove” patologie, quali sono stati i campanelli d’allarme che ne hanno causato l’esigenza di essere?
L’esigenza per cui ho chiesto al Direttore Iandolo di avere anche un aggancio quì territoriale nasce dal fatto che tra le nuove dipendenze vi è quella del gioco d’azzardo, definita “dipendenza senza sostanze”, che è la più difficile da intercettare, considerando che noi come come servizio per le dipendenze siamo collocati in una parte della città non sempre facilmente raggiungibile (ndr: al Cardelli) e non sempre chi soffre di questa patologia vuole frequentare un posto in cui stanno anche consumatori di sostanze ecc, rischia di non venire a chiedere aiuto. Lo scopo di creare questa stanza in questa parte più accessibile della città (ndr: Piano 0, Asl NA1 Distretto 27, Vomero) diventa un modo per venire incontro alla cittadinanza e di offrire un servizio in qualità di organizzazione istituzionalmente competente. Dunque la scommessa che il Dr Iandolo ha accettato di fare è quella di verificare come risponderà la cittadinanza a questo sportello, abbiamo iniziato con l’informare tutte le farmacie del territorio, abbiamo affisso questa locandina anche al comune, a via Morghen, ed adesso dovremo cominciare anche a fare una campagna di informazione dei medici di medicina generale, considerando che le persone non chiedono informazioni per vergogna o per paura, vedendo il numero di telefono su una locandina è più facile arruolare questa gente. C’è da dire che è una piaga sociale che ha dei grossi risvolti anche in termini di salute pubblica considerando quante famiglie si rovinano, quanti esercizi commerciali falliscono, quindi insomma ha un impatto sulla salute e sulla situazione psicosociale, e adesso noi stiamo facendo questa scommessa, vogliamo dire alle persone che c’è uno sportello dedicato e poi chiaramente noi faremo uno studio e valuteremo il fenomeno rispetto a quanto riusciamo ad intercettarlo
- Sicuramente prima di arrivare all’attuazione di questa iniziativa si saranno fatte e/o quantomento consultate delle statistiche circa la quantità di persone affette da questa patologia, quali percentuali in base a fasce d’età e sesso sono più allarmanti?
Questa circoscrizione risulta essere quella più interessata a questo fenomeno, abbiamo fasce di popolazione più stratificate di persone affette da questa dipendenza. Mentre a Scampia, Ponticelli abbiamo un certo tipo di ceto sociale, quindi il fenomeno del gioco riguarda solo certi tipi di aspetti, qui andiamo dalla casalinga al pensionato allo studente, fino al professionista e al commerciante. Beh sulle fasce d’età sono coinvolte tutte, dal ragazzino di 15 anni al settantenne, anche perchè dietro il gioco d’azzardo si combinano tre fattori: il primo è che è cambiata la legislazione, prima per giocare d’azzardo si andava a Montecarlo, Saint Vincent, a Venezia, adesso le sale da gioco sono sempre più vicine a casa, secondo c’è una tecnologia che va incontro ad ogni esigenza, la vecchiettina col 10 e lotto, la casalinga che si gioca i 30 euro al bingo, le slot machine e infine, non da sottovalutare il terzo aspetto, la spinta promozionale che c’è dietro con le varie reclame a partire da sponsor come Bisio, Totti, che spingono verso la vera e propria compulsione, quindi viene anche a mancare quello che prima veniva visto come uno stigma, un vizio, adesso avviene tutto alla luce del sole, il tutto – peraltro – gestito in gran parte dalla criminalità organizzata.
Però c’è da dire una cosa molto importante, che la città di Napoli è all’avanguardia grazie ad un dispositivo che ha attuato l’amministrazione De Magistris, di limitare, restringere nelle fasce orarie (9 – 12 e 18 – 23), pena la chiusura degli esercizi, norma molto avversata dai gestori che stanno perdendo puntualmente perche al Consiglio di Stato si vedono respinti i ricorsi, rispetto alla salute del cittadino.
- Rimanendo ancora in tema di statistiche e percentuali, che correlazione le risulta esistere fra ludopatia e altre patologie come manie, depressione, schizofrenia ecc?
Beh sicuramente c’è una correlazione fra queste patologie. Innanzitutto “ludopatia” non è un termine che tutti preferiscono usare, perchè non è la malattia del gioco che determina il problema, ma è l’azzardo, tant’è che giocare a rubabandiera non determina il gioco d’azzardo; si definisce azzardo quando il risultato dipende dal caso, non dipende dalla mia abilità.
- Un articolo dello scorso anno è tratto dal report dell’ASSOCIAZIONE GIOCATORI ANONIMI DI NAPOLI, testimonia che il 99% dei giocatori incalliti associa alla passione sfrenata per i giochi d’azzardo all’uso di sostanze stupefacenti, cocaina soprattutto. Cosa le risulta in merito?
Molti, dipende dal target, se è una fascia giovanile si, soprattutto cocaina. Altri anche alcol. Questo riguarda soprattutto la fascia 20 – 40.
- Dai colloqui con i suoi pazienti cosa le risulta siano disposti a fare pur di continuare a giocare? Qualche caso che le è rimasto impresso?
Ci sono delle analogie con la tossicodipendenza e cioè se io uso una sostanza o gioco sto meglio,non posso farne a meno e sono disposto a qualsiasi cosa, anche a rubare i soldi a mio marito. Io ho conosciuto pazienti che hanno venduto la casa all’insaputa delle mogli, hanno perso il lavoro all’insaputa della mogli, il caso di cronaca attuale del poliziotto che ha ucciso mogli e figli ci rivela che quello è un giocatore, disperato, che si è tolto da mezzo portandosi la figlia con sè. Un altro fenomeno particolare è la sala bingo, patria delle casalinghe che vanno a giocarsi i 20 euro, però poi, e questa notizia la da la cronaca non io, sono i luoghi di maggiore prostituzione.
Ad un certo punto le persone arrivano ad un livello di disperazione tale, che la patologia psichiatrica innesta, anzi colgo l’occasione per dire che in questo lavoro è importante, cosa che si sta nella pratica già facendo, un continuo affiancamento con un servizio di assistenza legale, per cui sono nate associazioni contro il gioco d’azzardo che danno a disposizione anche un legale in situazioni in cui ci sono cose da decidere come ad esempio un giocatore che non si ferma deve essere subito sottoposto ad un amministratore di sostegno, di una persona che non gli faccia più toccare i soldi e li gestisca lui. Sono situazioni queste che causano un degrado, oltre che personale, anche sociale.
- Quale percorso di riabilitazione viene proposto a questa categoria di pazienti?
Per quanto riguarda il protocollo che usiamo, abbiamo tutto un approccio di natura cognitivo comportamentale, e se serve diamo anche dei farmaci, soprattutto in quelle persone che – come diceva lei – sono affette anche da altre patologie come depressione e bipolarismo, ma facciamo soprattutto psicoterapia, sulle cosiddette distorsioni cognitive. Che significa? Significa che tu non puoi pensare che col tuo grattino, nonostante abbia una possibilità di vincita di 1/1500000 di volte tu continui a giocare e perdere soldi, hai una valutazione della realtà sbagliata, e quindi c’è tutto un lavoro su questo.
- Quale protocollo farmacologico avete immaginato o già utilizzato per questa patologia?
Se ce n’è bisogno, curiamo con ansiolitici o antidepressivi, soprattutto se ci sono patologie concomitanti. Ma in questo caso chiediamo il consulto al Centro di Salute mentale con cui c’è un protocollo SERT – DSM, quindi li mandiamo a consulenza da loro.
- Premesso che va doverosamente ricordato il lavoro di divulgazione di questa iniziativa da parte di Federfarma, soprattutto nella figura del suo Presidente Michele Di Iorio, che si è resa parte attiva nella creazione delle locandine e spedendole a tutte le farmacie del distretto, come la categoria tutta dei farmacisti può farsi promotore ed essere utile alla causa?
Il Dr Di Iorio, persona molto entusiasta, si è fatto promotore sin da subito di questa iniziativa, creando un canale preferenziale di accesso e divulgazione nelle farmacie e creando i presupposti per la realizzazione di un convegno più in la in cui interveranno anche le istituzioni. Va detto che proprio le farmacie risultano essere un buon osservatorio. Io per esempio ho un’amica farmacista che mi racconta che spesso un certo tipo di popolazione usa anche la farmacista come punto di ascolto o come sportello di informazioni, quindi sono un po’ un modo per intercettare nel piccolo il fenomeno, la stessa farmacia che poi conosce il suo territorio, quindi è un punto sensibile di intercettazione e di consigli per tanta gente che non sa a chi rivolgersi.
- Qualcos’altro da aggiungere?
No, soltanto che noi confidiamo molto nell’opera di divulgazione delle farmacie e nella loro capacità di intercettare il fenomeno e persone che possano averne bisogno.