Da una parte c’è il Pd, che con la deputata Silvia Fregolent, sostiene che la titolarità delle farmacie non può essere ereditaria; dall’altra ci sono i titolari di farmacia che difendono un privilegio medioevale e poi c’è addirittura chi come il senatore di CoR Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Fofi, è arrivato a parlare di esproprio proletario. Purtroppo in Italia quando si vanno a toccare i privilegi di pochi potenti si rischia sempre di incorrere nelle più inconsulte reazioni. Lo dichiara il presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane, Davide Gullotta.
“Le dichiarazioni della parlamentare dem Fregolent (già relatrice alla Camera del ddl Concorrenza) sulla ereditarietà della titolarità delle farmacie, che a suo giudizio “dev’essere rimessa sul mercato“, hanno scatenato le reazioni dei farmacisti titolari di FArmacia”, ha spiegato Gullotta. “Purtroppo in Italia quando si vanno a toccare i privilegi di pochi potenti si rischia sempre di incorrere nelle più inconsulte e assurde reazioni. È’ assurdo che la professione di farmacista sia l’unica dove non esista un criterio meritocratico, ma solamente diritto ereditario o censo”.
In proposito il monito della Fnpi e’ chiaro: se la farmacia e’ un presidio cosi’ importante e vitale per il SSN e la salute dei cittadini, come si puo’ permettere che la titolarità della stessa sia determinata da fattori ereditari e di censo? “Il vero problema resta un criterio di ereditarietà della concessione statale legata alla pianta organica (che le limita il numero massimo di farmacie sul territorio)”, conclude Gullotta. “Fattori che nel corso del tempo hanno indebolito la categoria dei titolari di farmacia, rendendoli incapaci ad affrontare il ben che minimo cambiamento: le tante farmacie in Fallimento, sbandierate da Federfarma come motivo a difesa dello status quo, sono la riprova di come il sistema attuale di accesso alla professione sia inadatto, antiquato e non meritocratico”.