La gatta che si credeva il dottor Kildare – 12
– Cosa ci fai ancora a casa? È tardi, devi uscire. È ora di andare a lavorare. Su, su, fuori, fuori, e chiudi bene la porta, mi raccomando. Adesso io vado a riposarmi un poco, perché questi inizi di giornata sono veramente spossanti. Lasciatelo dire, cara amica, sei proprio faticosa da gestire! Lenta, disorganizzata, confusa: devo proprio accompagnarti passo passo o chissà che disastri mi combini. Ecco, arrivo a quest’ora stremata e devo assolutamente andare a farmi un riposino, bella tranquilla in santa pace, altrimenti non mi riprendo e mi rovino l’intera giornata
– Tu saresti stremata? E allora cosa dovrei dire io che oltre ad avere un mucchio di cose da fare, devo anche sprecare il mio tempo con una montagna di inutili discussioni con te? Mi segui come un’ombra, non mi fai neppure respirare, non mi dai tregua. Quasi quasi, faccio meno fatica al lavoro
– Sí, lo so che che preferisci il lavoro a noi. Credi che non l’abbia capito? A pranzo mangi velocemente qualcosa in piedi e alla sera non torni mai a casa. Sto ore intere ad aspettarti davanti alla porta: ormai sul pavimento ho stampato un’impronta indelebile
– Quanto brontoli! Non ti va proprio bene niente. Assomigli ogni giorno di più al nonno. Ti ricordi?quando stavamo uscendo, non avevamo neppure finito di indossare il cappotto che già ci chiedeva quando saremmo tornati. Una volta a casa, dovevamo lasciarlo tranquillo perché tutto lo disturbava e lo infastidiva. Deve essere un problema legato all’età…
– Guarda che anche tu non sei più tanto giovane, anzi. E poi cosa c’entra l’eta? La calma e la tranquillità mi è sempre piaciuta, probabilmente perché non ne ho mai goduta troppo. Vorrei farti notare che la nostra casa è una specie di porto di mare: non si sa mai chi entra, chi esce, chi ci sarà a pranzo e chi a cena. Continuamente musica a manetta, in una stanza uno che discute al telefono, in un’altra una videoconferenza su Skype monopolizza l’attenzione di tutti, non è una casa questa, ma una specie di girone infernale. Ci sono giorni in cui per sopravvivere sono costretta a nascondermi nel tuo armadio e poi tu hai anche il coraggio di strillare come un’aquila per qualche peluzzo che ti lascio sulla biancheria pulita. Certe volte sei proprio un’ingrata, ecco.
– Qualche peluzzo? Hai idea di che disastri mi combini? Ti spaparanzi sui miei maglioni più pregiati e me li lasci in condizioni pietose
– Cosa vorresti, che scegliessi quelli vecchi e ruvidi? Non sono mica scema, sai? Anche a me piacciono i tessuti morbidi morbidi, caldi e profumati. Ne hai di quelli veramente favolosi, così confortevoli, e poi hanno un così buon odore! Visto che non ho altro posto dove stare tranquilla, che almeno mi possa consolare in un posto intimo e piacevole
– Se la smettessimo con queste discussioni inutili? Mi stai facendo fare tardi, proprio oggi che ho un mucchio di cose da fare. Anzi, sai cosa ti dico? Questa telecronaca dei nostri dialoghi comincia a stufarmi e, secondo me, comincia ad annoiare anche i nostri lettori. È ora di fare qualcosa di nuovo e, questa volta, tu avrai solo un ruolo marginale: è arrivato il momento di dare più spazio agli umani e alle loro vicende, per una volta voi pelosi ve ne starete buoni buoni sullo sfondo senza interferire più di tanto
– Sei diventata matta? Io personaggio marginale? Guarda, carina, che la blogstar, anzi la blogStar sono io, solo io. Io sono piena di fan che mi amano, mi acclamano, mi adorano. Mettimi da parte e nessuno ti leggerà più
– Beh, questo è tutto da dimostrare. Secondo me, ti sei solo montata la testa. Staremo a vedere…
(Continua? Non lo so, dipende se riesco a spuntarla io o quella tiranna di Pallo…)
– Tu saresti stremata? E allora cosa dovrei dire io che oltre ad avere un mucchio di cose da fare, devo anche sprecare il mio tempo con una montagna di inutili discussioni con te? Mi segui come un’ombra, non mi fai neppure respirare, non mi dai tregua. Quasi quasi, faccio meno fatica al lavoro
– Sí, lo so che che preferisci il lavoro a noi. Credi che non l’abbia capito? A pranzo mangi velocemente qualcosa in piedi e alla sera non torni mai a casa. Sto ore intere ad aspettarti davanti alla porta: ormai sul pavimento ho stampato un’impronta indelebile
– Quanto brontoli! Non ti va proprio bene niente. Assomigli ogni giorno di più al nonno. Ti ricordi?quando stavamo uscendo, non avevamo neppure finito di indossare il cappotto che già ci chiedeva quando saremmo tornati. Una volta a casa, dovevamo lasciarlo tranquillo perché tutto lo disturbava e lo infastidiva. Deve essere un problema legato all’età…
– Guarda che anche tu non sei più tanto giovane, anzi. E poi cosa c’entra l’eta? La calma e la tranquillità mi è sempre piaciuta, probabilmente perché non ne ho mai goduta troppo. Vorrei farti notare che la nostra casa è una specie di porto di mare: non si sa mai chi entra, chi esce, chi ci sarà a pranzo e chi a cena. Continuamente musica a manetta, in una stanza uno che discute al telefono, in un’altra una videoconferenza su Skype monopolizza l’attenzione di tutti, non è una casa questa, ma una specie di girone infernale. Ci sono giorni in cui per sopravvivere sono costretta a nascondermi nel tuo armadio e poi tu hai anche il coraggio di strillare come un’aquila per qualche peluzzo che ti lascio sulla biancheria pulita. Certe volte sei proprio un’ingrata, ecco.
– Qualche peluzzo? Hai idea di che disastri mi combini? Ti spaparanzi sui miei maglioni più pregiati e me li lasci in condizioni pietose
– Cosa vorresti, che scegliessi quelli vecchi e ruvidi? Non sono mica scema, sai? Anche a me piacciono i tessuti morbidi morbidi, caldi e profumati. Ne hai di quelli veramente favolosi, così confortevoli, e poi hanno un così buon odore! Visto che non ho altro posto dove stare tranquilla, che almeno mi possa consolare in un posto intimo e piacevole
– Se la smettessimo con queste discussioni inutili? Mi stai facendo fare tardi, proprio oggi che ho un mucchio di cose da fare. Anzi, sai cosa ti dico? Questa telecronaca dei nostri dialoghi comincia a stufarmi e, secondo me, comincia ad annoiare anche i nostri lettori. È ora di fare qualcosa di nuovo e, questa volta, tu avrai solo un ruolo marginale: è arrivato il momento di dare più spazio agli umani e alle loro vicende, per una volta voi pelosi ve ne starete buoni buoni sullo sfondo senza interferire più di tanto
– Sei diventata matta? Io personaggio marginale? Guarda, carina, che la blogstar, anzi la blogStar sono io, solo io. Io sono piena di fan che mi amano, mi acclamano, mi adorano. Mettimi da parte e nessuno ti leggerà più
– Beh, questo è tutto da dimostrare. Secondo me, ti sei solo montata la testa. Staremo a vedere…
(Continua? Non lo so, dipende se riesco a spuntarla io o quella tiranna di Pallo…)
La gatta che si credeva il dottor Kildare – 11
– Brava, capo, così, dai, andiamo in cucina: è ora di colazione, non te ne sei accorta? Anzi, se proprio volessimo essere fiscali, è anche tardi. Io ho fame, è da ieri che non tocco cibo, e credo che sia arrivata l’ora di mangiare
– Guarda che ieri sera ti ho lasciato la ciotola dei croccantini piena, per cui, se ne avessi avuto voglia, avevi a disposizione tutto il cibo che volevi. Non fare la povera vittima pronta a morire di inedia perché non mi sembra proprio il caso
– E adessso dove stai andando? In bagno? Ma non puoi rimandare a più tardi? Ti sembra il momento di andare in bagno, questo? Dai, su, su, almeno sbrigati perché io sono stufa di aspettare i tuoi comodi! Già è stata un’impresa tirarti giù dal letto, se poi cominci anche ad incantarti in bagno, facciamo notte e io nel frattempo muoio di fame. Sei proprio inaffidabile, ecco cosa sei! Ferma, fammi entrare con te in bagno, non ti lascio sola lì dentro! Secondo me, capace che se ti siedi, ti riaddormenti. No, no, dove vai tu vengo anch’io, non ti mollo neppure un minuto
– Te l’ha mai detto nessuno che c’è il diritto alla privacy, almeno in bagno? Vuoi lasciarmi in pace, per favore? Adesso arrivo e ti do la colazione, ma voglio stare due minuti da sola in bagno. Chiedo troppo? Togliti subito da quella porta e lasciamela chiudere
– Non ti illudere, non ci penso nemmeno. Io di te non mi fido. Dove vai tu, vengo anch’io. Rassegnati e smettila di discutere, che così perdi ancora piu tempo. Fai quello che devi fare e andiamo in cucina. Hai visto che ore sono? Ci saranno tutti gli altri sciagurati pronti fuori dalla finestra che aspettano di mangiare e poi mi tocca litigare con tutti per avere la precedenza. È mai possibile che tu mi renda la vita così complicata! Possibile che tu non capisca come sia difficile per me far rispettare le regole e le priorità? Proprio oggi che non avevo certo voglia di iniziare la giornata con discussioni e litigi! Cosa credi, pensi di essere l’unica a dormire poco? Beh, sappi che anch’io, ultimamente, non riposo più come una volta. Inoltre, il fatto che alle dei di notte giri per casa come un fantasma non aiuta di certo la pace e la serenità di tutti noi. Proprio ieri il Nano si lamentava che non ne può più di te che guardi la tivù in piena notte e occupi per ore il suo divano. Povero amico, costretto a occupare solo uno spazio limitato, senza potersi allungare a suo piacimento, disturbato continuamente dalle luci dello schermo: se vivessimo in un mondo giusto, tutto questo dovrebbe essere dichiarato assolutamente illegale.
– Che cosa c’è di così illegale? Se anche tu fai fatica a dormire dovresti capirmi di più
– Adesso smettiamola di fare discussioni inutili che tanto non ne veniamo a capo. Dai, da brava, adesso devi prepararci una colazione come si deve. Vorrei ricordarti che è il pasto più importante della giornata ed è importante che sia completa e sostanziosa. Su, per prima cosa metti un po’ di croccantini nella ciotola, così, non troppi: questa mattina mi andrebbero quelli al salmone, non ho voglia di quelli al pollo, mi hanno proprio stufato, non sanno di niente. Ecco, adesso prendi una scatoletta, una di quelle piccole e sfiziose che mi piacciono tanto. No, non ti occupare degli altri, anche se stanno facendo il diavolo a quattro fuori dalla finestra. Li puoi far entrare solo quando ho finito di mangiare altrimenti non c’è speranza di fare un pasto in santa pace. Se poi fai entrare Memè è la fine: quello non guarda in faccia nessuno, non rispetta le gerarchie, divora tutto quello che trova. Lascialo fuori fino a che non te lo dico io. Intanto fammi vedere bene che cosa stai facendo, devo controllare che non ci siano trucchi né inganni, e guai a te se fai anche un solo gesto diverso dal solito: non vorrei che te ne approfittassi per farmi prendere qualcuno dei tuoi intrugli misteriosi con la scusa che mi devi curare perché sto male. Non mi fido mica tanto di te, sai? Lo so che sei una specie di stregona e che ogni tanto mi imbrogli. Non ho le prove, quelle proprio no, ma ho tanti sospetti, quelli invece si, tantissimi: ci sono mattine in cui non fai tutto esattamente allo stesso modo, magari mi dai la scatoletta prima dei croccantini: che cosa dovrei pensare?
– Sei una malfidata e sei anche antipatica. Ma non eri affamata? Allora mangia e taci
– Adesso mangio perché non ne posso più, ma ne riparliamo, sai, ne riparliamo
(Continua…)
– Che cosa c’è di così illegale? Se anche tu fai fatica a dormire dovresti capirmi di più
– Adesso smettiamola di fare discussioni inutili che tanto non ne veniamo a capo. Dai, da brava, adesso devi prepararci una colazione come si deve. Vorrei ricordarti che è il pasto più importante della giornata ed è importante che sia completa e sostanziosa. Su, per prima cosa metti un po’ di croccantini nella ciotola, così, non troppi: questa mattina mi andrebbero quelli al salmone, non ho voglia di quelli al pollo, mi hanno proprio stufato, non sanno di niente. Ecco, adesso prendi una scatoletta, una di quelle piccole e sfiziose che mi piacciono tanto. No, non ti occupare degli altri, anche se stanno facendo il diavolo a quattro fuori dalla finestra. Li puoi far entrare solo quando ho finito di mangiare altrimenti non c’è speranza di fare un pasto in santa pace. Se poi fai entrare Memè è la fine: quello non guarda in faccia nessuno, non rispetta le gerarchie, divora tutto quello che trova. Lascialo fuori fino a che non te lo dico io. Intanto fammi vedere bene che cosa stai facendo, devo controllare che non ci siano trucchi né inganni, e guai a te se fai anche un solo gesto diverso dal solito: non vorrei che te ne approfittassi per farmi prendere qualcuno dei tuoi intrugli misteriosi con la scusa che mi devi curare perché sto male. Non mi fido mica tanto di te, sai? Lo so che sei una specie di stregona e che ogni tanto mi imbrogli. Non ho le prove, quelle proprio no, ma ho tanti sospetti, quelli invece si, tantissimi: ci sono mattine in cui non fai tutto esattamente allo stesso modo, magari mi dai la scatoletta prima dei croccantini: che cosa dovrei pensare?
– Sei una malfidata e sei anche antipatica. Ma non eri affamata? Allora mangia e taci
– Adesso mangio perché non ne posso più, ma ne riparliamo, sai, ne riparliamo
(Continua…)