Viene spontaneo definire inconcepibile la vendita negli esercizi commerciali dei farmaci etici con obbligo di ricetta, quelli di Fascia “C” del prontuario terapeutico del SSN, cosí come risulta da un emendamento presentato dalla maggioranza di Governo e approvato dalla Camera in tal senso”. È quanto dichiara Cesare Cursi, vice presidente della Commissione di Igiene e Sanità del Senato, che sottolinea come ció rappresenti sul piano politico “un fatto grave, in quanto non risultano rispettati da parte del Governo gli impegni assunti nel tavolo tecnico ‘Ministero della Salute-Tesoro-Federfarma’.
Mentre sul piano pratico, – prosegue Cursi, viene a crearsi un disagio per i consumatori, per la confusione derivante dalla vendita contemporanea di medicinali di automedicazione e di farmaci di Fascia “C” con caratteristiche tecniche ben precise.
E di conseguenza viene sminuito il ruolo fondamentale delle farmacie e dei professionisti che vi operano, venendo meno quell’azione di ‘filtro’, tra gli organismi preposti alla Sanità e i consumatori, che garantisce la tutela della salute degli stessi”.
“Nella Fascia “C” infatti – spiega ancora il senatore di An – sono compresi farmaci oncologici, dopanti ed altri del tutto simili, per alcune basilari caratteristiche tecniche, ai farmaci di fascia “A” erogati dal SSN. Soltanto la farmacia e il farmacista sono in grado di fornire al paziente le informazioni e i servizi indispensabili per un uso sicuro di prodotti che restano, comunque, ad elevato rischio. È con compiacimento – conclude Cursi – che ho appreso che anche il Ministro Turco ha espresso dissenso all’emendamento, assicurando la sua eliminazione in Senato. Il nostro augurio è che il Ministro della Salute manterrà l’impegno assunto e che, quindi, si pervenga all’abrogazione dell’emendamento, alla quale confermiamo sin d’ora la nostra disponibilità.
Sanità, Cursi (An): “No alla vendita negli esercizi commerciali dei farmaci di fascia C”
Benevento, Errico (Udeur): no alla vendita dei farmaci di fascia C nei supermercati
A seguito dell’approvazione dell’emendamento votato alla Camera che ha previsto di ampliare la vendita dei farmaci di fascia C presso gli esercizi commerciali, in una nota inviata a Mauro Fabris e Tommaso Barbato, rispettivamente presidenti del Gruppo Popolari Udeur alla Camera ed al Senato, il consigliere regionale udeurrino Fernando Errico ha espresso netta contrarietà alla liberalizzazione.
“La proposta di vendere farmaci di fascia C nei supermercati è pericolosa – ha affermato Errico – perché se tale emendamento dovesse passare anche al Senato, nonostante il parere contrario del Ministro della Salute, si consentirebbe uno svilimento del ruolo delle farmacie in un settore molto delicato quale quello dei farmaci di fascia C.
Ai medicinali compresi nella classe C appartengono, in modo prevalente, a tipologie di prodotti di impiego assai delicato, anche gli psicofarmaci che sfuggirebbero a qualsiasi controllo. Se la possibilita’ di vendita dei medicinali di medicazione negli esercizi commerciali, prevista dal Decreto Legge Bersani , era stata una soluzione ‘matura’ nel quadro di una maggiore liberalizzazione dei mercati, la scelta operata dalla Commissione Parlamentare rischia di far verificare anche nel nostro Paese una situazione analoga a quella denunciata negli Stati Uniti, dove il 15% dei ricoveri ospedalieri avviene per uso scorretto del farmaco stesso”.
“E’ per questo motivo – ha concluso Errico – che si invita a prendere una netta posizione di contrarietà rispetto a quanto avvenuto in Commissione, contrastando con forza un tentativo messo in campo solo per favorire le grandi catene commerciali”.
Federfarma Ascoli: Medicinali con forti effeti collaterali nei supermercati
Gli scaffali dei supermercati si riempiono anche di farmaci antitumorali, antipsicotici, stupefacenti, antidepressivi, antipilettici, estrogeni.
A lanciare l’allarme è la Federfarma della provincia di Ascoli Piceno in quanto saranno messi in vendita tutti quei prodotti non solo di semplice uso comune che non hanno bisogno della ricetta medica, bensì di medicinali importanti, con pesanti effetti collaterali, destinati alla cura di malattie gravi.
A seguito dell’emendamento approvato dalla Camera, infatti, gli utenti potranno acquistare nei vari esercizi commerciali medicinali di fascia C, ovvero con ricetta medica non ripetibile (ricetta che il farmacista deve ritirare e conservare per 6 mesi), cioè quei medicinali che “possono determinare, con l’uso continuato, stati tossici o possono comportare, comunque, rischi particolarmente elevati per la salute”.
In fascia C, inoltre, rientrano anche i farmaci stupefacenti soggetti all’obbligo di registrazione su un apposito registro, dal quale risulti ogni movimento in entrata e in uscita del farmaco dalla farmacia. Questi farmaci, se l’emendamento sarà confermato dal Senato, potranno essere venduti in un supermercato o in una piccola parafarmacia di quartiere, che non sono certo strutturati per detenere medicinali che richiedono modalità di conservazione particolari (temperature diversificate, armadi chiusi a chiave, ecc.) e non sono sottoposti ai rigidi controlli sanitari condotti periodicamente nelle farmacie dalle ASL, dai NAS, dal Ministero della salute.
«Siamo stupefatti di quanto sta accadendo -ha dichiarato Pasquale D’Avella, Presidente di Federfarma di Ascoli Piceno – stanno distruggendo la funzione di un servizio apprezzato dalla collettività. In questo modo ci vogliono far chiudere, confidiamo nel Senato. Non è possibile snaturare il ruolo delle farmacie, tradizionale presidio del servizio sanitario».
Per le farmacie italiane, rappresentate da Federfarma, questa forma di liberalizzazione rappresenta un ennesimo regalo ai grandi gruppi della distribuzione organizzata poiché si sono accorti che la vendita dei medicinali senza ricetta medica, consentita un anno fa dal primo decreto Bersani, non è poi così redditizia. E questo per vari motivi tra i quali: la presenza obbligatoria del farmacista nel supermercato, i margini di guadagno insufficienti per praticare i favolosi sconti promessi e il limitato interesse dei cittadini che continuano ad avere più fiducia nella farmacia. Da qui la richiesta al Governo e al Parlamento di ampliare la gamma di farmaci vendibili fuori farmacia.
Federfarma invita tutti coloro che mettono al primo posto la tutela della salute, operatori sanitari, associazioni dei malati e dei consumatori, a una profonda riflessione su quale ruolo deve essere assegnato al farmaco nella società italiana, prodotto di largo consumo o bene finalizzato alla tutela della salute.«In questo modo -continua il Presidente D’Avella- viene a crearsi un ulteriore problema nel nostro territorio dove le farmacie risentono di tutta una serie di difficoltà connesse alla caratteristiche rurali. Un ulteriore pseudo liberalizzazione, dunque, potrebbe comportare che in alcune località, soprattutto in quelle più piccole, la chiusura dell’unico servizio sanitario di cui dispongono, cioè la farmacia».
Fnomceo, Preoccupazione Per Fascia c Con Ricetta ‘Fuori Farmacia’
“No alla vendita nei supermercati dei farmaci con obbligo di prescrizione medica. Rischia di svuotare ulteriormente il ruolo delle farmacie, a cui invece va ridata tutta la loro funzione per garantire, con capillarità territoriale e presenza professionale, l’erogazione delle prestazioni farmaceutiche”.
Ad esprimere “grande preoccupazione” per l’emendamento approvato dalla Camera, che prevede la vendita dei medicinali di classe C con ricetta in supermercati e parafarmacie è Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale ordine medici chirurghi e odontoiatri).
“La farmacia – ha dichiarato Bianco nel corso della riunione del Comitato centrale della Fnomceo riunito oggi a Roma – oltre a garantire la capillare disponibilità dei farmaci, può infatti svolgere ruoli fondamentali di consulenza e di informazione per i medici del territorio, di farmacovigilanza, di distribuzione di presidi ed ausili, di supporto alla domiciliarità e all’assistenza integrata”.
Ma il Comitato centrale dei medici e degli odontoiatri ha voluto chiarire, rispetto al ruolo delle farmacie, tutto il suo pensiero. Soprattutto riguardo alle recenti proposte di trasformare le farmacie in presidi polifunzionali del Ssn, autorizzati ad erogare prestazioni sanitarie di primo livello (prestazioni di telemedicina, esami di laboratorio). “Così facendo – ha spiegato Bianco – si rischia di attribuire al farmacista ruoli professionali impropri, ingenerando nel cittadino false sicurezze ed esponendo il professionista a gravi responsabilità legali”. Secondo il presidente della Fnomceo “trasformare il farmacista in un medico improvvisato o in un venditore di prestazioni sanitarie metterebbe a rischio la sicurezza dei cittadini”.
Ammesse finalmente nel processo tributario le dichiarazioni pro contribuente rese da terzi
Finamente la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11221 del 16/5/2007, ha ammesso la possibilità che i giudici tributari esaminino le dichiarazioni rese da altri soggetti a favore del contribuente.
Invece finora esisteva una grave disparità tra il Fisco ed il contribuente in quanto il processo tributario è per sua natura un processo documentale, cioè basato solo sull’esame dei documenti prodotti nel giudizio.
Tuttavia accade normalmente che nei documenti esaminati dai giudici tributari sono compresi verbali ed altri atti redati dalla Guardia di Finanza o da impiegati della Agenzia delle Entrate che riportano dichiarazioni di terzi (persone diverse dal contribuente): basti per tutte pensare alle dichiarazioni raccolte dinanzi alle farmacie da clienti che asseriscono di non aver ricevuto lo scontrino fiscale o di averlo ricevuto con misura inferiore a quanto pagato.
Pertanto tali testimonianze, benchè vietate nel processo tributario, vi entravani dalla finestra attraverso il rapporto del verificatore e, quindi, influenzavano in maniera spesso decisiva l’esito del giudizio.
Stante tale evidente disparità, la Corte di Cassazione, alle cui decisoni devono uniformarsi i giudici che esaminano nel merito le cause, ha finalmente riconosciuto che anche al contribuente spetti il potere di introdurre dichiarazioni rese da terzi, ai quali va dato lo stesso valore di quelle raccolte dal Fisco.
Sarà pertanto da ora in poi meno difficile contestare accertamenti in cui vengono accertati fatti non corrispondenti al vero o disconosciuti, per esempio, gli sconti praticati rispetto ai prezzi di listino.
Tassabili le somme percepite come interessi compensativi
La Corte di Cassazione civile (Sentenza, Sez. trib., 21/05/2007, n. 11682) ha ribadito che le somme percepite come interessi compensativi costituiscono reddito tassabile in quanto essi hanno la funzione non di reintegrare il patrimonio del creditore, ma di risarcire il mancato guadagno che il creditore avrebbe potuto realizzare avendo la disponibilità del capitale.
Si tratta, dunque, di un reddito- entrata, che non va a ripristinare un patrimonio depauperato, ma comporta un incremento di ricchezza, collegato alla redditività del capitale.
In tal modo è stato ribadito il principio già affermato dalla sentenza n. 9111 del 2002, confermando una interpretazione non suscettibile di modifiche in favore dei contribuenti
Limiti alla pubblicità di farmaci negli Usa? Congresso al bivio
Una proposta di legge presentata al Congresso degli Stati Uniti intende dare alla Food and Drug Administration (FDA) la facoltà di bloccare le campagne pubblicitarie dirette al pubblico riguardanti farmaci di nuova produzione.
La messa al bando delle pubblicità direct-to-consumer dei farmaci è tra l’altro una misura popolare: un recente sondaggio di Consumer Reports ha stimato che il 59 per cento della popolazione statunitense ‘approverebbe fortemente’ il divieto di pubblicità per farmaci con problemi accertati nel profilo di sicurezza.
La discussa norma è contenuta in due proposte di legge sulla sicurezza dei farmaci redatte dai senatori Robert Kennedy, Henry Waxman e Edward Markey (Partito Democratico) e Michael Enzi (Partito Repubblicano). Si prevede l’apposizione sulle confezioni di farmaci in commercio da meno di 2 anni di un simbolo che avverta che la pubblicità al pubblico è vietata fino allo scadere di questo ‘periodo di sicurezza’. Lo scopo? Proteggere il più possibile il pubblico dall’esposizione a farmaci sulla sicurezza dei quali “la documentazione non è ancora completa”.
A Milano le visite specialistiche si prenotano in farmacia
(la Repubblica Milano: pag. X – 31 maggio 2007)
Per ovviare al problema delle code e delle perdite di tempo necessarie per prenotare le visite specialistiche, la Regione Lombardia attiverà, entro fine giugno, la possibilità di prenotarle anche nelle 400 farmacie che entreranno nella rete informatica del SSR. ‘Siamo pronti a collaborare – ha detto Annarosa Racca, Presidente di Federfarma Lombardia – le nostre farmacie sono già informatizzate e possono garantire al cittadino questo servizio che è di grande utilità sociale’. Intanto entro una settimana tutti i Direttori Generali degli ospedali regionali dovranno presentare un piano anti-code.
Turco: no alla fascia C nei supermercati
(Il Sole 24 Ore: pag. 18, Corriere della Sera: pag. 25 – 31 maggio 2007)
Il Ministro della Salute, Livia Turco, dice no alla possibilità di vendere i farmaci di fascia C, con obbligo di ricetta e non rimborsati dal SSN, fuori dalle farmacie, per motivazioni sanitarie, in quanto molti farmaci di fascia C sono simili a quelli di fascia A e quindi solo chi ‘sa maneggiare gli uni e gli altri, cioè la farmacia’, garantisce sicurezza ai pazienti. ‘Mi impegnerò – ha detto – perchè il Senato elimini questa norma sbagliata e frettolosamente approvata’. Intanto, dopo l’opposizione di Federfarma e l’approvazione dei Liberi Farmacisti, plausi giungono dal Movimento Consumatori che si aspetta buoni risultati anche sul fronte dei prezzi e dell’occupazione.